mercoledì 23 dicembre 2009

E Natale è arrivato anche quest'anno

Auguri!

fraxmas
Grafica con effetti glitter

venerdì 18 dicembre 2009

Lo stupore della notte spalancata sul mare



Lo stupore della notte

spalancata sul mar
ci sorprese che eravamo sconosciuti
io e te.
Poi nel buio le tue mani
d'improvviso sulle mie,
è cresciuto troppo in fretta
questo nostro amor.

Se telefonando
io potessi dirti addio
ti chiamerei.

Se io rivedendoti
fossi certa che non soffri
ti rivedrei.

Se guardandoti negli occhi
sapessi dirti basta
ti guarderei.

Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
è già finito.

Se telefonando
io volessi dirti addio
ti chiamerei.

Se io rivedendoti
fossi certa che non soffri
ti rivedrei.
Se guardandoti negli occhi
sapessi dirti basta
ti guarderei.

Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
è già finitooooooooooooooo!!!

mercoledì 9 dicembre 2009

Marilyn negli scatti di Bert Stern

E' bello scoprire da un banale discorso tra colleghi che il fotografo che ha immortalato per ultimo Marilyn Monroe prima della sua morte si chiama Bert Stern.
Bert Stern iniziò giovanissimo nella pubblicità ma, come accadde ad altri fotografi, fu Vogue a lanciarlo ai vertici della carriera, nei primi anni Sessanta.
Tre incontri con Marilyn Monroe per la rivista Vogue a fine giugno 1962, sei settimane prima della sua morte, hanno prodotto immagini di straordinaria bellezza e una Marilyn unica.
Bhè, tutto è nato da "A colazione da Tiffany", si parlava del film, poi dell'attrice Audrey Hepburn, del tipo di bellezza, del concetto di eleganza. E poi il confronto con Marilyn, chi è più elegante, chi più burrosa... opinioni discordanti...


Da qui il ricordo lontano di scatti macchiati di rosso, Google in aiuto ed ecco apparire questo nome Bert Stern.

Io, da amante della fotografia raccolgo l'in-put, mi metto alla ricerca di info e non perdo l'occasione per pubblicare qualche suo scatto di Marilyn, per ricollegarmi a quel discorso di partenza.


Già, perchè Marilyn, percepita come sogno erotico, mito, come una gonna di chiffon che vola a coprire labbra carnose dipinte di rosso, in questi scatti di Bert Stern è solo una donna bellissima e piena di fragilità.

Immagini uniche, arricchite secondo me, da quel pennarello rosso che semanticamente preannuncia la morte, ma in realtà eliminava solo gli scatti di troppo.



Qui alcuni scatti, tra i quali ho preso quelli pubblicati, e Qui un post interessante altri scatti meravigliosi.

La ricerca non finisce... ormai la curiosità mi fa volare e come sempre le coincidenze rendono tutto più divertente! Altri due scatti di Bert Stern presi da Qui che immortalano Marilyn e Audrey

giovedì 3 dicembre 2009

Capricci


Stamattina ho visto la disperazione nel volto di una bambina e l'imbarazzo nel volto di una mamma.
Tutte le mattine usciamo di casa e mentre Davi slega lo scooter io mi guardo attorno: brina sui sedili degli scooter e sulle macchine, aria fresca, qualche nuvola, turisti che escono dall'Hotel pronti ad affrontare una giornata di cammino nelle strade di Roma, bimbetti imbacuccati tenuti per mano dalle mamme o dai papà che gli portano lo zaino. Uno su tutti, il più piccolo, lo vedo sempre andare contro corrente con la mamma e il suo cappellino da gnomo. Sicuramente lo incrociamo al ritorno, avranno accompagnato il fratello o la sorella a scuola. Lui con la sua faccina serena cammina con difficoltà al passo della madre, ma quando incrocia il mio sguardo alza le guance per sfoderare un bel sorriso a pochi denti.

Stamattina, tra tutti i bimbetti cartellati che abbiamo incrociato, una mi ha distolto dalla mia routine visiva. Una bimba scoppia in lacrime e prega la mamma di non portarla a scuola. Grida, pianti, strattoni. La mamma imbarazzatissima affronta gli sguardi atterriti degli altri genitori e lo stupore curioso degli altri bambini e... tenta di darsi un tono. Prova con le cattive, uno strattone un grido... non funziona. Tre passi e la disperazione della bimba aumentano, una fessura tra due macchine, quanto basta per infiltrarsi e sfuggire alla madre... niente, non funziona. Prova con le buone, finalmente, improvvisando un ragionamento affrettato (poveraccia, sicusamente era in ritardo... autobus, ufficio, una catena di montaggio che non prevede i capricci purtroppo)...

E poi, bho! poi Davi mi aspettava e sono dovuta salire sullo scoter e correre a lavoro.
Pensavo, per quella bimbetta oggi sarà stata una giornata interminabile... e poi, tutte le domande, i perchè. Perchè una bambina dovrebbe essere così angosciata di andare a scuola? e soprattutto perchè noi non possiamo più farli quei bei capricci? Puntare i piedi, arricciare tutta la faccia e gridare a squarciagola in mezzo alla strada?

Quando ero piccola andavo da mia madre e le dicevo "mamma, posso gridare?", lei giustamente mi rispondeva "certo!" e io giù che gridavo per tutta casa. Oggi penso, ma perchè chiedevo il permesso? Mha! i bambini sono un mistero!

Adesso, che aspetto qualcosa di nuovo per me, a volte penso che sarebbe così consolante sbattere i piedi a terra, piangere un pò e avere vicino qualcuno che sistema tutto... o che comunque si fa carico di tutti i tuoi pensieri!

Volevo fare un pò di capricci! :-) Fatti.

lunedì 23 novembre 2009

Le fanciulle di Zigfeld


Lascio alle mie spalle un weekend molto intenso, e anche se con la solita fretta, devo raccontare almeno un paio di cosette.
Prima di tutto, dalla lontana-ma-non-troppo Genova, mio fratello e prole sono venuti a trovarci a sorpresa. Il piccolo Giancarlo è diventato un frugoletto con tanto di faccine e guance morbide.

Domenica, dopo il pomeriggio Boing di sabato, ci siamo regalati una passeggiata al MAXXI, dove ho potuto calpestare un pò di architettura contemporanea, con grande felicità!
Personalmente adoro gli Archistar, mi piace pensare di girare per la città e poter dare un nome ai palazzi che la popolano, del resto, gli Archistar non sono il prodotto del nostro secolo, almeno per Roma, dove Bernini, Borromini e Buonarroti possono dire di essere delle vere star al pari di Richard Meier e Zaha Hadid. Ma ne riparlerò più nel dettaglio, con qualche bella foto!

Ma ma... il momento più bello della giornata è stato quando sprofondata sul mio divano mi sono immersa nel mondo di Zigfeld!
"Le fanciulle delle Follie" Zigfeld Girl il titolo originale, è un film musicale bellissimo, datato 1941 che ha tutto da insegnare, diretto da Robert Z. Leonard.

Ecco il trailer


Dialoghi eccezionali, tutto il film ruota in una spirale di eventi, racconti, persone, un continuo sali e scendi dove i personaggi tornano su se stessi come riflessi in uno specchio.
Le scale che le Stelle di Zigfeld scendono e salgono sorridendo sulla scena, sono le stesse che le portano alla gloria e alla rovina nella loro vita privata.

Eccezionali gli attori, bellissime le coreografie. Eccezionale l'uso del bianco e dell'argento per i vestiti, il modo di far emergere dal bianco e nero la ricchezza della scena.
Bellissimo, e da vedere!

una scena dal film, non la più bella purtroppo... il video è stato privato dell'audio da Youtube, peccato!



domenica 8 novembre 2009

Immaginare Istanbul


Sono una persona lenta, in tutte le cose. Metabolizzo lentamente i cambiamenti, mi muovo lentamente, apprendo lentamente, ho una soglia dell'attenzione molto bassa che mi costringe, solo se devo, a ripetere più volte la visione, la lettura... e tutto si rallenta.
Scrivo lentamente e mi emoziono facilmente... quindi sono ancora più lenta, perchè devo cancellare tutto per poi riscrivere.
Premessa mooolto lenta che mi fa introdurre il post su un libro lento.

Sono ormai tre o quattro anni che inseguo l'idea di fare un viaggio a Istambul, ma fino alla scorsa estate la voglia di partire era legata solo ad una curiosità da turista del weekend "dai andiamo, ci facciamo un we lungo, andiamo a vedere Santa Sofia, un salto al bazar, vestito nuovo per Frà, narghilè, foto davanti alla moschea e ce ne torniamo a Roma."

Ora le cose sono cambiate. Ho pensato a un certo punto che anche se la situazione economica ci costringe a fare minivacanze, stitiche di vita del posto e di respiro della quotidianità, in qualche modo questo respiro dei posti che andiamo a vedere dobbiamo recuperarlo. Così ho deciso, in attesa di riempire il salvadanaio e prenotare il volo Roma-Istanbul di iniziare a leggere libri che parlano di Istanbul. Ho iniziato da quello che pensavo fosse il più esplicito al riguardo "Istanbul" di Orhan Pamuk.

Un libro lungo, che ho letto lentamente in metro e sul treno, nel tragitto casa-lavoro-lavoro-casa.

Taksim nella musica tradizionale ottomana significa intermezzo ed è solo strumentale (nella danza del ventre è la parte di presentazione della danzatrice) . Questa parola significa anche dividere, spartire e indica il luogo dove l'acqua si divide in due. Gli abitanti di Istanbul chiamarono Taksim l'altopiano su cui era costruito il centro di distribuzione dell'acqua e dove Nerval passava le sue giornate guardando il panorama e dove prima di lui passò anche Flaubert.

Posso dire dopo aver letto questo libro di conoscere Istanbul? No. Posso dire di aver voglia di partire subito, infatti questo libro più che parlare della città parla dell'autore, della sua vita, della sua percezione delle strade, del Bosforo, della famiglia e della società. Una panormica della cultura, della letteratura turca, della pittura e della tristezza che respira ovunque.
Tema centrale che ricorre in tutto il libro è chiamata tristezza, ma è più uno stato di malinconia persistente nelle strade, nel freddo, nei battelli sul Bosforo, nelle case di legno e nell'atteggiamento delle persone.

Una bella coincidenza è stata la lettura delle lettere dall'Egitto di Flaubert, e le foto di Max Du Camp... coincidenza con cosa? più che coincidenza, una convergenza di racconti, parole, immagini che si affacciano da questo libro nelle parole di Pamuk e mi riportano al libro concluso qualche mese prima di iniziare questo. Tutto torna, come se questo ciclo di mie letture fosse connesso in qualche modo, come una conferma che il percorso che ho scelto è giusto!

Ora, vorrei partire subito per Istanbul. Vorrei passeggiare per le strade con calma, vorrei credere di camminare in quella strada per andare a casa, vorrei affacciarmi da una di quelle terrazze sul Bosforo (chissà si ci sono ancora o sono solo ricordi di Pamuk?!), vorrei disegnare e sentire il rumore dei vaporetti (si sentiranno ancora?).

Prendere il tempo. Così come ho preso il tempo di lettura, lento, vorrei prendere il tempo di immaginare la vita della città da lì, godere non solo della vacanza, ma della tristezza e malinconia della città (sempre se c'è davvero o se è solo la lettura di Pamuk!)
Quanto mi piacerebbe vivere la quotidianità di Istabul... quanto vorrei partire subito.

lunedì 26 ottobre 2009

UP... ma solo per chi l'ha già visto!

Venerdì sera... serata cinema... UP


Bello, forse il migliore tra i film Pixar per quanto riguarda la sceneggiatura, anche se Wall-e... bho, meglio non sbilanciarsi troppo! Un film di animazione che parla della terza età? sbagliatissimo. UP è un film d'animazione che parla d'amore, dell'amore che non muore, che fa volare. Parla di amicizia, rispetto, alleanza e riscatto.

Il mitico Beccaccino... uno struzzo in tecnicolor :-)


Come purtroppo mi capita troppo spesso, ho pianto come una fontana, talmente tanto che i pezzi davvero simpatici non me li sono goduti per colpa dell'emozione provata prima.

Tutto il significato dell'amore racchiuso in una cassetta delle lettere, in due poltrone, un album di foto e in una vita sognata, programmata, sospirata e condivisa. Una bottiglia di risparmi mai completata e poi diventata inutile, senza rendersene nemmeno conto...


Argomenti difficili: la morte, i sogni non realizzati, il rimpianto di non aver fatto abbastanza, la vecchiaia, raccontati semplicemente con le immagini. Non riesco ad uscire da questo elenco di parole, ma non posso raccontare quello che ho pensato vedendo la prima parte di UP, quello che mi ha fatto piangere.

La morale è semplice "la vera avventura è saper essere felici", semplice la morale, complessa la realizzazione.
In tutto questo la vera protagonista è Ellie, è lei la vera eroina...

L'arrivo alle Cascate Paradiso


Ok, chiudo qui il post. Ecco un video che non mi sembra faccia parte del film...
Ciauu


giovedì 15 ottobre 2009

Allievainsegnante

Ad un mese esatto dal mio ultimo post... rieccomi.

Aspettavo il momento di calma, ma a quanto pare non ci sono momenti di calma, così ritorno a scrivere, in pausa pranzo.

Un pò di novità, prima fra tutte il corso di danza. E' partito. Sì, le nuove leve del Centro San Pietro e prossime allieve di Salua, iniziano il loro percorso con il mio stampino. Sono delle belle persone, tutte molto educate e carine, con tantissima voglia di imparare. Hanno preso subito il mio vizio (pareo mare al posto della cinta con le monetine) ma sto cercando di riportarle sulla strada della monetina... il casino delle cinte sonanti è tutta un'altra cosa!

Con mia grande sorpresa sto seguendo il programma che avevo pensato e loro mi seguono tranquillamente. Mi danno molta soddisfazione.

Nel frattempo io continuo a studiare, e finalmente la Melaya... non vedo l'ora.
Ne ho parlato fino allo sfinimento di questo stile, quindi lascio solo una miniconsiderazione e un video... oltre alle info sullo stage di Salua che si terrà il prossimo 25 ottobre.

La Danza Alessandrina con Melaya è una danza allegra, dove la danzatrice gioca con il pubblico e con il mantello nero che usa per coprirsi e scoprirsi in una sorta di gioco di ruolo. Non ha fondamenta antiche, è una danza nata dalle danzatrici, puro divertimento, cabaret. E' uno stile leggero, che seppure affonda le sue radici nel baladi se ne libera della struttura. Insomma... è chiaro che mi piace! :-)




E così ecco qui lo stage che aspetto da un annetto, lo scorso anno ero infortunata e ho dovuto rinunciare, sigh!

DOMENICA 25 OTTOBRE
C/O CENTRO SAN PIETRO


DANZA ALESSANDRINA - liv. intermedio * 10.30 - 12.30
DANZA BALADY - liv. avanzato * 12.30 - 14.30
1 stage € 40,00
2 stage € 70,00
10% di sconto alle allieve tesserate


Danza Alessandrina con Melaya

"La danza della melaya (scialle nero) è una danza folcloristica originaria della regione di Alessandria. Con grande abilità la danzatrice riesce ad avviluppare intorno al corpo il “grande tessuto nero” eseguendo diverse varianti che a volte mettono in evidenza i movimenti del bacino e a volte quello delle braccia e dei passi mentre le mani trattengono la melaya".

Melaya fai-da-te: stoffa nera pesante (es. lycra) dimensioni 2.50 X 1.40


Danza Balady

"Il termine arabo Baladi che troviamo traslitterato anche in Balady, Beledy o Beledi significa “del mio paese”, “del mio villaggio”, o "della mia città natale.” La parola può avere diversi significati. Infatti Baladi, è anche una danza popolare che si sviluppa all’inizio del secolo nelle grandi città egiziane, Alessandria e Cairo durante il dominio inglese; si assiste a un fenomeno di urbanizzazione che spinge le comunità rurali a migrare nelle città e il loro apporto fornisce nuovi stimoli alla musica e alla danza. Le comunità straniere occidentali nelle città sono numerose e influenzano in parte la musica egiziana".

info e prenotazioni:
e-mail: info@salua.it
cell. 3383421276

martedì 15 settembre 2009

Stasera si Danza


Ho aspettato tanto prima di scrivere questo post, volevo prima parlare dei libri che ho divorato in queste settimane, del paragone tra l'uno e l'altro, della voglia di tuffarmi nella letteratura di viaggio per prepararmi al viaggio in Turchia e in Egitto (nessuno dei due in programma nella mia vita reale, ma nei miei sogni le valigie sono pronte ormai da un pezzo). Volevo dire tante cose, ma non ho trovato il momento giusto per scrivere, la voglia di pensare e organizzare tutti questi pensieri.

Così come sempre, alle cose a cui tengo di più dedico tutta la mia fretta. E al volo lo dico: pronta e via...

Sono contenta, stasera parte il "mio" corso di danza del ventre. Stasera insegnerò. E' bellissimo, un'opportunità che mi ha dato la mia insegnante, Salua, che stimo e che continuo a seguire perchè devo studiare, ancora tanto.
Ma che bello stare dall'altra parte, vediamo che succede. Non vedo l'ora di guardare in faccia quelle ragazze, stasera, guardare le loro espressioni, cercare di comunicare quanto mi piace danzare e trasmetterglielo. Ci riuscirò? Bho!
Probabile che domani tornerò a scrivere (o tra un paio di mesi) che sono un fallimento, che nessuna ha deciso di iscriversi e che il corso è annullato. Chissà!

Ma stasera mi godo la mia ora da insegnante, e vediamo che succede!
Scaldare i muscoli please, stasera si danza!

Scuola di Danza del Ventre di Salua

Danza del Ventre - Corso Principianti a Roma
con Francesca
zona San Pietro - Gregorio VII
Martedì dalle 21.30 alle 22.30
al Centro San Pietro
Piazza del Crocifisso, 19
Roma

Per tutti gli altri corsi di danza del ventre ecco tutte le info cliccando qui!

mercoledì 26 agosto 2009

Rientrare


Il rientro dalle vacanze è stato traumatico.
Non per il rientro a lavoro, ormai ho assunto un atteggiamento di annoiata rassegnazione per la mia condizione psicologica riguardo all'aspetto "fra-lavoro". Il trauma è legato a quanto è bello stare al mare o in montagna, passare tutto il tempo che possibile con i miei nipoti e con la mia famiglia, con le persone che amo.

banale, sì... ma bellissimo. Quest'anno, dopo un lungo, piovoso, duro e difficile inverno ho avuto la necessità del nulla. La famosa isola deserta senza nulla da fare. Ora, l'isola deserta non ho potuto raggiungerla per motivi pratici, la mia isola è stata Santa Marinella. Ci si crede?

Noi due, il deserto (non c'era un'anima!) e il mare bello e pulito (per quanto può essere pulito il mare nel Lazio) di Santa Marinella. Tre giorni andata e ritorno casa-mare-casa-mare, dove il nostro terrazzo è sembrato il terrazzo condominiale di uno stabile di Torvaianica, con asciugamani e costumi stesi, ghiacciaietta a prendere aria e resti di sabbia a terra. Che meraviglia.

Il mitico ombrellone comprato per il viaggio in Salento è riemerso dalla custodia/fuciliera cucita da me a mano per l'occasione, e tutto felice ha troneggiato nelle uniche dunette di sabbia di Santa Marinella. Sole e vento, sabbia e odore di mare, sassi colorati e castelli di sabbia. Sì, ho desiderato il secchiello e la paletta... mi porterei i miei nipoti solo per rubargli i giochi. Seduta a riva a giocare con la sabbia per riprodurre la Sagrada Familia. Gaudì per un attimo mi è apparso in visione e mi ha fatto una pernacchia... ma ho continuato con una barriera di sassi a proteggere il mio castello... miserabilmente franato con un'ondina!

noi

E poi, Preci... casa per me! Quest'anno, incidenti diplomatici a parte, è stato bellissimo. Ho fatto esattamente quello che volevo fare. Stare con i miei, viziare fino allo sfinimento i miei nipoti, respirare.
Sì, a Preci la cosa più bella da fare è respirare. Senti le narici pizzicare se respiri più intensamente e percepisci tutti i profumi.
Ho respirato casa mia, ho trovato nei cassetti di mia nonna ancora vivo il suo profumo, e mi sono sbrigata a chiuderli, così ancora per un pò tornerò a sentirlo. Quanto mi piace! La prima cosa che faccio ogni volta che arrivo a casa di Preci: entro, poggio la borsa, vado in camera di nonna e apro tutti i cassetti. Controllo se tutto è rimasto così, se le scatoline con tutti i bottoni sono ancora lì, se i fazzoletti sono piegati allo stesso modo e se mamma ha cambiato l'ordine delle cose. Molto mi sfugge, ci vado troppo raramente e inizia a mancarmi!

le belle foto di Davi

Giammarco ha scoperto la bellezza dei profumi delle erbe di Preci e mi ha detto "zia, come profuma la mentuccia, mi pizzica il naso per quanto mi piace".
Quest'anno avevo bisogno di questo, di ritrovarmi a casa, di percepire che anche se tutto è cambiato, c'è qualcosa che è rimasto intatto e fermo, che non si muoverà mai. Tutto normale, è solo la mia reazione ai cambiamenti, ai traslochi, agli spostamenti. Mi coccolo e poi riparto, e quest'anno riparto alla grande, con tante novità... ma ne riparlerò poi!

p.s. niente link... o meglio, solo il link alle foto di Davi.. svogliatezza 2.0

venerdì 7 agosto 2009

Una notte di musica e mediterraneo

I Tamburi del Vesuvio - foto presa dal loro myspace

Ieri sera per noi Roma incontra il mondo. Villa Ada, dove ho passato praticamente tutta la mia adolescenza a correre, divertirmi, passeggiare, si è trasformata per tre ore in un porto meraviglioso dove tante culture e in fondo la stessa, la cultura del mediterraneo, si sono incontrate e fuse in musica e danza.
Le percussioni e la voce sono state protagoniste della serata, insieme alla danza e alla bravura di tutti i professionisti che hanno toccato quel palcoscenico.

Il concerto si è aperto con il gruppo di musica popolare Siciliana UNAVANTALUNA una sorpresa per me, non conoscevo la cultura musicale della Sicilia e mi ha rapita, molto strillata, allegra e struggente allo stesso tempo, bellissima.

Ma lo spettacolo vero, quello che ha fatto alzare la gente, io per prima, per correre sotto al palcoscenico, è arrivato con NANDO CITARELLA & TAMBURI DEL VESUVIO, che come in un galeone musicale hanno tolto l'ancora e sono partiti per fondersi nella musica e nella cultura del mediterraneo.

Tante emozioni, primo fra tutti il ricordo ad Abdallah Mohamed scomparso prematuramente lasciando un grande vuoto nel cuore di tutti gli amanti della musica mediorientale, insegnate stimato e amato di percussioni arabe e percussionista famoso che ha accompagnato grandi danzatrici.

E poi la musica, la voce bellissima e penetrante di Gabriella Aiello che ha accompagnato tutto il concerto con le castagnette, e poi ha reso omaggio con la sua voce a Fabrizio De Andrè con La Canzone di Marinella. Emozionante.

L'input ad andare però, lo ammetto, non è partito dalla musica ma dalla danza. Sapevo che Valentina Mahira sarebbe intervenuta con la sua danza, e come sempre ho avuto la conferma di avere davanti una grande artista. Bravissima, con una tecnica eccezionale, un'eleganza unica. Il suo modo di stare sul palcoscenico ti rapisce, è lì che danza anche se sta ferma. Brava davvero.

Valentina Mahira, foto presa dal suo sito www.valentinamahira.it

Ali di iside in apertura in bianco, in blu notte per un pezzo di sagat e nero per spada e percussioni (quello della foto! ;-)).
Valentina Mahira non era sola a danzare. Con lei, nello spirito dello spettacolo, l'incontro della musica e della danza ha portato sul palcoscenico Cristina Benitez con il flamenco e Lavinia Macasi con la danza tradizionale italiana.

Cristina Benitez in una foto di Annibale di Cuffa, dal suo myspace

Il flamenco di Cristina Benitez mi ha travolta. Non mi ero mai appassionata tanto a questa danza, ma ieri ho scoperto uno stile eccezionale, morbido ma deciso e carico di energia. Il ventaglio, il bastone e le nacchere hanno accompagnato i tacchi e la grazia dei movimenti di questa grande artista. Avrei voluto fare foto, ma avrei perso l'energia e volevo solo godermi lo spettacolo e la polvere del palcoscenico alzata dai tacchi.

In un momento tutte e tre sulla scena: Valentina Mahira con i sagat, Lavinia Macasi con le castagnette e Cristina Benitez con le nacchere. Meraviglia della contaminazione.

Nando Citarella parlava di porti ai quali la loro nave musicale passa per raccogliere amici e cultura, e tra questi amici, ieri sera ad accompagnare Valentina Mahira nel pezzo di percussione c'era Simone Pulvano e La Takadum Orchestra.

Simone Pulvano - foto dal suo myspace

Tanti ospiti non ho nominato... mi scuso per non ricordare i loro nomi, ma la loro performance e l'energia che mi hanno regalato è viva e ancora eccitante in me.

Grazie,
una serata meravigliosa, sono felice di averla vissuta.

giovedì 30 luglio 2009

Il risveglio della natura... alla buon'ora!


Oggi giornata felice.
Sì, mi basta poco per essere felice... questa frase ultimamente non mi piace più tanto in effetti, prima era un modo per pensare di me che in ogni cosa trovo qualcosa di bello, ma da qualche tempo la leggo in modo differente. Come se la semplicità del trovare il bello e il buono nelle cose sia sufficiente a colmare qualcosa che non c'è, invece no. Tante cose sono belle, ma non sono belle allo stesso modo e nello stesso momento. Il momento è importante, direi fondamentale.

Ma non voglio divagare. Partendo da questo presupposto, e cioè: non è vero che mi basta poco per essere felice, ma sono felice lo stesso, oggi è un giorno felice.

Ho già parlato dell'autonomia delle mie piantine qui, ebbene, dopo mesi di attesa, mesi di verde più o meno intenso, finalmente la mia pianta ha fatto un fiore. Piccolo e un pò sbiadito, ma un fiore.

Sono soddisfazioni. Sì, tra gechi che si nascondono nelle piante e lumaconi notturni... il mio relax serale (annaffiare e sistemare le piantine) reagisce, con i suoi tempi ai miei input.
:-)
Davi contempla stupefatto il miracolo della natura! :-)

venerdì 24 luglio 2009

Rientro


Eccomi di ritorno.
Una settimana è passata dal mio rientro a Roma, è volata.
Il Tangolab è stato divertente, entusiasmante. Lo sospettavo, ma non immaginavo un tale coinvolgimento!
Era tanto tempo che non ci regalavamo una vacanza e questa soluzione è caduta perfettamente nelle nostre tasche e nelle nostre voglie. Amici, tango e Sicilia.

Sì, era necessario staccare la spina, nel vero senso della parola. Il computer è divetato parte integrante della mia vita, e se da un lato è una finestra sul mondo e uno strumento divertente per esprimersi, dall'altro è una gabbia che mi tiene seduta davanti ad una scatoletta piatta per più di otto ore al giorno, dove lavoro, mi svago, cerco novità e soluzioni ai piccoli e grandi problemi.

La Sicilia mi ha riportato a terra e mare, mi ha fatto tornare alla vita reale, quella senza pixel, quella fatta di cose vere, di profumi e odori forti, di vento e fumo dell'etna.
Volevo farlo, volevo fortemente staccarmi dalla presa di corrente, scandire le giornate dal giro del sole, guardare il mare.
E' stato così in effetti, ho cercato e trovato il tempo, nonostante i ritmi serrati di una vacanza organizzata, tappe, visite, lezioni. A volte sono stata indisciplinata lo ammetto... ma non ho potuto resistere.

Ho pensato molto, e mi sono ritrovata.
Acitrezza mi ha fatto pensare, le facce della Sicilia mi hanno colpito ed emozionato, e questo non me lo aspettavo proprio.
I pescatori, il rientro al porto, i nonni che portano i nipoti a guardare i pescatori che tornano dalla pesca mi ha colpito, riportandomi indietro nel tempo. Negli occhi di quelle persone ho ritrovato Verga, quella storia tristissima che a scuola mi ammorbava... l'ho ritrovata, come se fosse solo nascosta lì in fondo ma mai persa.

Mi sono emozionata. Ho visto che non è tutto pixel, che le cose vere esistono ancora, che il tonno non nasce dentro la scatoletta... e mi sono sentita così stupida! Per un attimo mi sono guardata dentro, mentre studiavo quelle persone, quei visi fieri e stanchi, e i bambini orgogliosi di essere lì, consapevoli di assistere a qualcosa di unico e irripetibile. Mentre mi guardavo dentro e vedevo solo pixel... mi sono chiesta e continuo a chiedermi se questa è la mia strada.

Sono fatta di pixel? Il dilemma di ciò che faccio mi perplime già da un pò... e Acitrezza mi ha solo fatto pensare ancora una volta che tutto questo fumo di comunicazione ha poca ciccia... ciccia che inizia a mancarmi.

Bhè, le vacanze servono anche a questo no?! Guardarsi dentro, liberamente e capire se c'è qualcosa che non va!
Presto un post di resoconto della vacanza... con mooolte foto! :-)

domenica 12 luglio 2009

Buone Vancanze a me!

All'ultimo secondo, prima di uscire alla svelta...
buone vancanze a me! vacanze meritate, dopo un inverno lungo e intenso. Piccolo stop per me, breve ma intenso, l'ho atteso tanto. La nostra ultima vacanza è del 2006... che dire, riguardo le foto e non mi riconosco per quante cose sono successe nel frattempo.

Allora ricominciamo a vacanzeggiare, ma in un modo nuovo.

Sicilia arriviamo!



mercoledì 8 luglio 2009

Introduzione alla Tribal Bellydance


Ne ho parlato già? non credo! lo stile tribale nella danza del ventre non mi ha mai colpito troppo. Nel senso che, vederlo è eccezionale, una fluidità dei movimenti, la fusione di tanti stili della danza orientale e soprattutto di altre danze. Ma, non mi sono mai vista adatta a questo stile.

Ieri mi sono cimentata nello studio. Ho iniziato uno stage dedicato all'introduzione di questo stile, molto complesso e articolato e mi sono sentita un tronco. La lezione organizzata dall'Associazione La Danza e La Luna, della mia insegnante Salua, è stata tenuta da Erika Dell'Acqua.

Una definizione di questo stile, l'ho chiesta proprio ad Erika, che mi ha lasciato questo: "Lo stile Tribal Fusion affonda le sue radici nell' American Tribal Style bellydance per ramificarsi in sorprendenti fusioni con molti stili diversi sia antichi che moderni, come ad esempio danze tradizionali indiane, danze dei popoli nomadi, hip hop, break dance. Uno stile fluido ed eclettico che attinge a fonti culturali diverse, lasciando spazio alla dimensione spirituale".

Ieri abbiamo imparato molto, non tanto di passi o di tecnica, che necessita di tempo e applicazione costante, di studio di molte danze (tutte quelle che vengono fuse, di yoga, pilates e quant'altro possa rendere elastici i muscoli), ma dello spirito di questo stile, di come va affrontata una sequenza, dell'atteggiamento e di cosa stiamo comunicando con un semplice passo.

Bhè, interessante davvero.
Per avere un'idea di cosa sto parlando vi lascio dei video. Il primo di Carolena Nericcio, che ha creato lo stile, il secondo di Rachel Brice che lo stile lo ha preso e lo ha reso fusion, urban e aggiungerei elettro, e il terzo di Erika che ha iniziato a trasmetterci questo stile, con un respiro molto intimo e personale.


Carolena Nericcio


Rachel Brice



Erika Dell'Acqua



Tre stili completamente diversi se si guardano bene, perchè di fatto ci sono enormi differenze tra l'uno e l'altro, differenze che al momento non sono in grado di definire. Mi informo e posto!
Nel frattempo mi addentro nello stile... almeno nella pratica! ;-)

martedì 7 luglio 2009

Crostata di Ricotta e Albicocche


Sabato sera "cena fai da te" a casa di amici.
Mi piacciono le "cene fai da te"! La ricetta è molto comoda ed economica per tutti. Ognuno porta una cosa, si può stare in tanti e nessuno va fallito per una mega spesa!
Io ho tirato fuori dal cappello uno dei dolci che mi piace di più, ma con una piccola variante. La ricetta originaria è "Crostata di ricotta e fragole", la mia è diventata la Crostata di Ricotta e Albicocche.


Ecco qua la ricetta:

500 g di pasta frolla (per avere la ricetta della pasta frolla guardate il video in fondo al post!)
450 g di ricotta
90 g di zucchero
acqua di fior d'arancio
scorza di un limone grattugiata
3 uova
albicocche
zucchero a velo e cannella

Il procedimento è molto facile, stendete al pasta frolla in uno stampo di 26 cm di diametro, e mettetela in frigo a riposare. Nel frattempo amalgamate ricotta, zucchero, uova, qualche goccia di acqua di fior d'arancio e la scorza del limone grattugiato. Versate il composto sulla pasta frolla e cuocete in forno a 180° per 35 minuti.
Lasciate raffreddare e ornate con spicchi di albicocca. Spolverate di zucchero a velo e cannella e servite.

é buonissima! :-)

Ecco qui il video per fare la pasta frolla!

mercoledì 1 luglio 2009

Cinque lettere dall'Egitto


È sempre triste partire da un luogo dove si sa che non si tornerà mai. Ecco una di quelle malinconie del viaggio che sono forse una delle cose più proficue dei viaggi.”

Ecco la sensazione che mi lascia questo libro, una raccolta di cinque lettere scritte da Gustave Flaubert all’amico Luois Bouilhet.
L’aspettativa, eccola che torna a tormentarmi, era molto alta, e non è stata tradita. Conoscevo Flaubert per Madame Bovary, romanzo letto a scuola, con annessa relazione. Il tipico romanzo ottocentesco con il punto di svolta per chi legge, e per chi ha scritto. I personaggi sono autonomi.


Poi ho scoperto che Flaubert non solo è l’autore di Madame Bovary, ma è stato anche un viaggiatore alla ricerca del “pittoresco oriente”, e della sua ricerca sono arrivate a noi le lettere che il giovane Gustave scrisse all’amico Luois e alla madre.
Cinque lettere dall’’Egitto, di Gustave Flaubert scritte a partire dal 1849 durante il viaggio in Egitto, Siria, Palestina intrapreso grazie all’amico Maxime Du Camp, con lo scopo di superare il trauma di sentirsi bocciare la sua opera La Tentation de Saint Antoine.
Cinque lettere, poche in effetti, ma ricche del succo di questo viaggio. Le cose che ho trovato più interessanti di questa raccolta sono state principalmente due.


La prima è la volontà di dare un’impronta sociologica al racconto. Flaubert è interessato solo marginalmente al luogo, ai monumenti, al deserto o agli animali. La ricerca dell’esotico è tutta sociologica. Flaubert vuole capire la gente, vuole vivere la gente. Racconta dei rituali, dell’abbigliamento e delle usanze. Il suo sguardo è “deviato” dalla sua cultura di appartenenza, racconta di avvenimenti pittoreschi, di sesso libero da inibizioni di genere, di esperienze oltre il limite, senza rinunciare a estremizzazioni puramente narrative. La visione della donna è sempre schiava, di uomini, del sesso, di se stessa. Violata, infibulata e privata del piacere. Nostalgica.

La seconda cosa che mi ha affascinato in queste lettere è la figura di Maxime Du Camp. Credo che mi sarei innamorata perdutamente di un uomo del genere. Un uomo sicuro che prende in mano la situazione e le redini del viaggio, godereccio, privo di inibizioni (almeno in viaggio), assetato di sapere e ambizioso.
Il suo viaggio nasce per un progetto. Realizzare il primo reportage fotografico in medioriente. E ci riesce. Nel 1852 Du Camp avvia alle stampe due volumi che raccolgono le sue fotografie, le più antiche mai realizzate di tante vestigia egizie e mediorientali.

Il concetto di viaggio è affascinante, la sua evoluzione e sviluppo nel tempo è affascinante. Queste lettere sono piccoli tasselli di un puzzle enorme che ha permesso, insieme alle lettere degli altri viaggiatori, a storici e sociologi di ricostruire la cultura e la società di intere comunità nomadi, berbere e quant’altro.

Ma il vero motivo per cui ho letto queste lettere è un altro. Cercavo un racconto, uno scorcio poetico su una danzatrice, su una donna incantatrice che con le sue danze faceva innamorare il giovane scrittore. Non l’ho trovata.
Un motivo c’è, e in realtà avrei dovuto saperlo, perché puramente storico. In quel periodo storico (1849-1850) le danzatrici erano state cacciate dall’Egitto, esiliate perché troppa confusione si era creata con l’arrivo degli occidentali che calpestavano le tradizioni e la cultura locale, con il loro arrivo nascono i locali dedicati a loro, per soddisfare le esigenze… le aspettative del viaggiatore, assetato di “esotico”. Con l’apertura di locali dedicati principalmente a loro, dove le almee non trovavano spazio, perché suonare e poi danzare, non faceva consumare. Mentre danzare, spogliare e prostituire rendeva felici i viaggiatori del tempo (e anche quelli di oggi purtroppo). Le prostitute che scimmiottavano le danzatrici, la famosa danza dell’ape, ha fatto degenerare la situazione, relegando le danzatrici ad esiliate.
Così lo sceicco di turno bandì le danzatrici, con l’obiettivo di aumentare il controllo della situazione. Danzatrici che trovarono rifugio altrove (ecco giustificato il proliferare della danza egiziana in tutto il medi oriente) e al loro posto, in Egitto, gli uomini e le prostitute continuarono clandestinamente a far divertire i viaggiatori e irrimediabilmente, a rovinare la reputazione di chi, come le danzatrici, era parte integrante di una cultura.

Ok, basta. Ho finito il monologo. Vorrei scrivere di più, perché mi piace davvero questo filone, ma non ora, sarà un miracolo se un lettore sarà arrivato qui.

P.S. Coincidenze. Sabato durante il trasloco dei miei genitori ho avuto in regalo un'intera collezione di Libri d'Arte SKIRA, una collana dedicata alla Scultura classica e una Collana minore dedicata ai pittori. Nel marasma di cose da destinare è uscito un libro senza sovracopertina, rosso. Lo apro e il titolo è "Nelle terre di Osiride - Luoghi e monumenti d'Egitto attraverso fotografie e diari di fine Ottocento". Stupefacente coincidenza.
Così stasera torno a casa e corro a vedere la data esatta. Bhè, quei fotografi hanno intrapreso il viaggio 7 anni dopo Du Camp, le loro foto sono contemporanee hanno, forse, lo stesso respiro.
Questo post è diventato un saggio praticamente. Ma è curiosa la vita. In 29 anni non avevo mai visto questo libro, lo scopro durante la lettura di un libro di viaggio... e trovo citato Du Camp, mai sentito nominare così tanto come in questi giorni.

martedì 30 giugno 2009

Fra Day... e sono 29! :-)


Avrei tante cose da raccontare, di cui parlare. In questi giorni l'argomento più ricorrente tra me e me è il concetto di "aspettativa". Lo sto studiando, sto cercando di capirlo e di rapportarmi con lui, ma è dura. Poi ci sono i resoconti di giugno, il mese dell'oro e del palcoscenico. Gli spettacolo di danza e tango, le emozioni. E poi Coraline, bellissimo e l'ombrellone in terrazzo, per non parlare dei peperoncini e dei girasoli, della scatola "fragile" aperta dopo sei anni, degli angeli che tornano a troneggiare nella mia casa, delle "sorelle della morte" riunite dopo essere state gambizzate (sono pupazzi... tranquilli!), dell'ennesimo trasloco, della festa mancata di San Pietro e Paolo... insomma, tante cose.

Ma tutto passa, tutto è meno di questo giorno, almeno adesso. Oggi, il giorno dove nessuno ricorda di aver mai visto la pioggia, e chi lo ricorda, ricorda male! :-) Oggi è il Fra Day, sarà un giorno meraviglioso sempre, anche quando compirò 90 anni. Non è importante invecchiare, alcuni sono vecchi da sempre... è il giorno, è l'attesa che rende tutto unico e meraviglioso. In realtà si può festeggiare sempre, ogni giorno è l'unico giorno dell'anno, e vale la pena di essere festeggiato... ma il compleanno è il Day... e oggi è il mio Day.

Tanti auguri a me!

Oggi è il mio compleanno!
tanti auguri a me! :-)

mercoledì 10 giugno 2009

L'Argonauta è donna... tre volte!


A volte i sogni diventano realtà. È meraviglioso.

Da anni mi rimbomba in testa una frase che disse un professore durante l’ennesima lezione in una sala cinematografica (potenti mezzi de La Sapienza) “Voi siete una generazione abituata a perdere”. Sì, è vero, siamo abituati a perdere perché ci tagliano le gambe da giovani, ma non è detto che sia sempre così, a volte c'è chi se ne frega, e trova strade alternative, che si mette in gioco davvero e rischia.

Partendo da questo presupposto, l'orgoglio di avere due amiche cazzute mi ha sopraffatto e sono stata felice di brindare con le mie amiche il successo del rischio, la paura e l’eccitazione di un viaggio nell’imprenditoria, nel sogno in via di realizzazione. Occhi lucidi di stanchezza, sorriso fermo. Pensieri contrastanti, paure e aspettative, progetti e ancora sogni.

Il solo racconto, per me, il vivere nel riflesso distante questa situazione mi ha dato un po’ di speranza, un po’ di voglia di mettermi in gioco, di cercare altre vie di felicità lavorativa.

Così il prossimo libro che comprerò, il prossimo sogno di viaggio verso il medi oriente o verso l’asia, lo faro da loro. Mi lascerò guidare nei 120 mq della bella libreria che hanno rilevato a due passi da Piazza Fiume e Viale Regina Margherita, alla scoperta di suggestioni di viaggio, magari mi farò offrire un tè, faremo quattro chiacchiere insieme prima di sbirciare qualche mappa alla scoperta di luoghi e culture da sogno.

Sì, perché loro hanno una libreria di viaggio, sul viaggio, nel viaggio e per il viaggio. Non ci facciamo mancare nulla qui. E perché dovremmo? Perché il viaggio non è solo una carta geografica e una guida. Si può viaggiare anche stando fermi qui, con i racconti, i diari di viaggio, la cucina tradizionale, le religioni, le fotografie.

Tre donne, tre personalità, tre impronte che possono solo arricchire chi si affaccia alla soglia de L’Argonauta, presto sarà online anche il sito… aspettiamo fiduciosi!

Nel frattempo in bocca al lupo!

Così a partire dal 16 giugno...

Libreria L’Argonauta – Libri per Viaggiare
Via Reggio Emilia, 89
00198 Roma
Tel. 06.8543443

domenica 31 maggio 2009

Polvere di Stelle e Botulino


Ieri sera per me e davi spettacolo di danza del ventre.

La fonte della notizia di questo spettacolo era già accreditata. I miei insegnanti di tango hanno pubblicato l'evento su FB e subito mi è sembrato interessante. Il soggetto dello spettacolo già mi piaceva: Cabaret, danza e musica degli anno d'oro del cinema egiziano, ispirato alle grandi danzatrici Samia Gamal e Naima Akef.
OK, mi piace.
A lezione poi, Salua, ci parla di Maria Claudia Martelli, di quanto sia brava ed elegante, da non perdere insomma.
Ok, prenoto.

Quasi sicuramente ho prenotato troppo tardi, visto il trattamento... infatti, arriviamo in anticipo ieri sera, alle 21.00 eravamo già lì pronti ad entrare e goderci lo spettacolo.

Appena arrivati ci dividono in gruppi (e io spiego: noi siamo in due! e quando realizzano la portata del numero 2 prendono coscienza che forse è il caso di farci pagare, visto che non deve arrivare nessun altro) poi ci fanno uscire tutti per poi farci rientrare e farci accompagnare ai posti.

Penso "questi posti devono essere davvero esclusivi, ci accompagnano addirittura! Sìsì, molto esclusivi! Arriviamo in fondo alla sala, nell'estremo angolo della stanza dove a farci compagnia ci sono i cartoni con le immagini sorridenti delle due stelle Samia Gamal e Naima Akef. Saluto i cartoni con inchino e inizio a innervosirmi. Non volevo il posto d'onore, è ovvio. Mi bastava sapere che davanti a me ci sarebbe stata una colonna portante, avrei compreso e non buttato 12 €.
Perchè il biglietto è unico. Chi sta seduto davanti ai musicisti, al centro della scena, può gustarsi lo spettacolo frontalmente e godere delle proiezioni ai lati. I reietti che stanno all'angolo in fondo possono godere solo della colonna e dei cartoni delle dive. Ok. Davi si innervosisce, ma non subito.
E' la tipa con il labbro rigonfio che lo stranisce. Sì, lei proprio non ci sta a stare in quella postazione, così ricorre al metodo infallibile "hei, Tizia... ciaoo... ma non mi avevi preso tu i posti? come stai? tutto bene?! ma... vedi qui??" e la sua interlocutrice, una signora sulla sessantina, con una disgustosa gonna di lycra viola che manipolava posti e postazioni dall'alto della sua gestione organizzativa, le risponde "ohh, ma come... ci penso io, vieni con me!" e così miss botulino e compagno al seguito si aggiudicano la pole position. Ma Miss Botulino non è sola... e il suo atteggiamento è uno dei tanti che abbiamo visto ieri sera. Complimenti all'organizzazione. Biglietto unico per posti dati ad amici e amici di amici... per chi prenota e basta beccati l'angolo e la colonna e fattelo bastare, amico di nessuno.
Va bene, non mi voglio rovinare l'evento.
La danza stupenda, la musica eccezionale. Sentire Aziza suonata dal vivo mi ha dato i brividi.
Il violino ha pianto tutta la sua intensità e piano piano fisarmonica e percussioni si sono fatte strada in quella che è stata una bellissima ricostruzione del Cabaret.

Le danzatrici entrano in scena con vestiti semplicissimi e meravigliosi ispirati a Samia Gamal.
Braccia, bacino, intenzione sono state curate nel minimo dettaglio... bravissime, davvero! un viaggio nel tempo.



Di Naima Akef ho ritrovato la gioia della danza, lo scialle/velo e i sagat. è stato bellissimo ritrovarlo, è stato come un esame passato, una prova superata. Le mie aspettative sui tratti centrali di queste star sono stati confermati.



E poi, un beledi eccezionale di Maria Claudia, e un Saidi coinvolgente di Eve. Insomma... la danza non ha tradito, e ne sono davvero felice. Bellissime, brave ed eleganti, senza un pecca. La loro danza è stata eccezionale.
Doppio velo suggestivo e chiusura con una percussione da lasciare senza fiato.
C'è ancora tempo per andare a vedere lo spettacolo. Oggi a partire dalle 19.30, per le info guardate qui.

p.s. per inciso, l'organizzazione è stata a cura dell' Associazione Assisi33

mercoledì 20 maggio 2009

I miei eventi di Giugno...

In altri momenti avrei iniziato a parlarne già da un pezzo... ma il lavoro, i cambiamenti attesi e tristemente arrivati mi complicano molto le cose così... ancora non ne ho parlato.

Eccomi qua allora, a parlare di due eventi che faranno volare il mese di giugno.
Cosa ci si aspetta da me? una super lode a tutto il lavoro fatto durante l'anno, all'attesa di questo momento da quando ho iniziato a danzare, non so... l'emozione, l'agitazione.

Sabato ho visto il teatro dal palco, ho camminato sul pavimento dove danzeremo e ho guardato dritto davanti alla luce e ho pensato "devo guardare lì, altrimenti cado dall'emozione". Per chi fa spettacoli forse è routine, per me che assaggio il palco una volta e mai più, è un attimo di goduria che non vorrei finisse mai.
Mia nonna Tommasina diceva "'a porvere der parcoscenico fa tutte mignotte!" aveva ragione. Non nel senso stretto del termine, mi pare ovvio! Ma nel senso che il palcoscenico ti disinibisce, ti fa entrare in un'altra persona, un'altra cosa, ti rende diverso, più libero.

Ecco cosa succederà il prossimo mese... in corrispondenza di questi prossimi giorni.



Il prossimo 21 giugno alle ore 20.30 ci sarà il saggio/spettacolo di danza del ventre della Scuola di Salua

Saranno Ospiti delle danzatrici professioniste e I Liberi di Danse Amour di Antonella di Prospero.

La danza e La luna
Posti numerati
ingresso € 10,00
Teatro Andrea D'Aloe
Via Montiglio, 18
(zona Pineta Sacchetti)

per info scrivi a Salua info@salua.it

E subito dopo... il giorno dopo per l'esattezza, Tango!



Pad#7
Il 22-23-24 giugno al Teatro Vascello
biglietto € 12,00
per info scrivi meditango@meditango.com

mercoledì 13 maggio 2009

Un peperoncino si affaccia...

eccolo qui! il germoglio del mio peperoncino!

La stagione si è riscaldata... pare che sia piovuto il caldo! :-) e con il caldo il sole scalda bene la terra e fa germogliare i semini.
Così stamattina mi sono svegliata con una bella sorpresa che mi ha messo di buon umore.
I semini di peperoncino, piantati qualche settimana fa stanno nascendo, piano piano, caldi caldi.

non è solo uno!!! :-)

Una bella soddisfazione! Piccoli passi per Fra-giardiniera.
Poi le belle notizie non viaggiano mai da sole. Se una bella cosa succede, ne arriva subito un'altra a ricordarti che non è così che va il mondo. Ma ho deciso che non mi farò rovinare la giornata dagli incidenti di percorso della quotidianità.

Aspetto che le cose si sistemino, non posso fare altro. Come aspetto che dalla piantina verde piccina piccina, nasca un bel peperoncino rosso, o bianco o violetto!

Basilico IV è molto felice dei nuovi arrivati! :-)

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