martedì 31 luglio 2007

31 luglio 2007


La vita è un soffio... un attimo che svanisce in un secondo. Quando una vita finisce senti che tutto non ha senso, che i problemi non esistono, che l'unica cosa importante è la presenza di chi non c'è più. Ma di lui rimane solo il fumo di una candela spenta.

lunedì 30 luglio 2007

Notte Bianca a San Benedetto del Tronto


Questo weekend siamo andati in montagna, precisamente a Preci (PG) a due passi da Norcia. Ecco, noi (io e david) siamo cresciuti qui, ci siamo conosciuti qui e torniamo sempre qui...

Peccato che non ci sia assolutamente nulla da fare, a parte godersi la natura, brevi passeggiate, il fiume, per il resto buio totale. Così prima di partire ci siamo imposti di trovare un posto nelle vicinanze dove ballare il tango.

Mai cosa fu più difficile. Abbiamo scoperto però gli interessi dominanti nella regione Umbria e nella regione Marche: concerti di musica classica, teatro, liscio e salsa e merengue... di tango nemmeno l'ombra.

Ma noi non gettiamo la spugna. Allontaniamoci. Così siamo caduti nella 4° edizione della Notte Bianca di San Benedetto del Tronto. A parte i 100 km di curve che ci siamo fatti, il programma diceva "Milonga per tutti nell'isola pedonale e spettacolo di tango", e noi pieni di speranze ci siamo fiondati.

E lì, la scoperta. Il tizio della tavola calda ci ha detto "hanno fatto un paio di tanghi e poi hanno iniziato con questo!". "Questo" sta per "balli di gruppo su salsa e merengue, musica anni '80" e tenetevi forte su "musica araba". Volevo sotterrarmi, come si fa a fare i balli di gruppo sulla musica araba... aiutoooo!!!! dovevate vedere, quelle simulazioni oscene dei giro di luna, o shimmy misto sculettata caraibica, volevo sparire!! David mi guardava con l'occhio inquisitore di chi pensa "ringrazia Dio che ho caldo e non ho le forze di discutere".

Alla fine per la disperazione, con la coda fra le gambe ci siamo diretti verso la macchina... e ci siamo rifatti i nostri 100 km di curve per tornare a casetta... puff... inizio a detestare la salsa e merengue...
A proposito, se conoscete miloghe in Umbria o nelle Marche dateci una speranza di divertimento per la settimana di ferragosto... io cmq le scarpe me le porto! sigh!

giovedì 26 luglio 2007

News News News - nasce Sultana


Ciaoooo!!
news importantissima per le danzatrici del ventre...

nasce Sultana, la prima Accademia di Danza Orientale a Roma. Questa è una notizia fantastica perchè ci saranno i grandi nomi della danza orientale di Roma e non solo (Saad Ismail, Yasmine Nammu, Salua...)

Per il momento a disposizione c'è solo un sito in costruzione (vi prego non spaventatevi, è davvero osceno!) ma le foto dell'accademia sono belle e orientaleggianti!

Hoi, ho ripreso vita in un secondo, quando si inizia con i corsi?? Ancora ci sono solo poche news, ma presto sapremo tutto!!!

Evviva!!! :)

mercoledì 25 luglio 2007

Dina

Con Dina ho sempre avuto, dal primo video che ho visto, un rapporto di amore/odio. Veramente, al primo video ho riso come una matta, mi sembrava ridicola, e troppo orgasmica, poi con il tempo ho imparato a vedere oltre. Ho impiegato tre anni a digerirla e ad apprezzare il suo modo di porsi e di ballare. Al primo sguardo mi è sembrata subito volgare e caricata, un’esagerazione con micro vestiti che si tengono per volere del cielo… o per grazia della colla!Un donnone insomma, vestita pochissimo e con uno sguardo sempre perso nella sua danza, eppure questa donna ha conquistato tutto il mondo della danza del ventre, lei la rappresenta.


Cercando on line informazioni su di lei ho trovato il miglior contributo sul sito del Taus dove c’è una descrizione attenta delle sue vicende personali, in due articoli nella sezione “oriental magazine” con info tratte dal sito http://www.gildedserpent.com/.

Prima di tutto chi è Dina. E' un personaggio controverso, in Egitto e' amata e odiata, mentre nel resto del mondo e' venerata. La sua prima esibizione fu a Dubai dove sbalordí letteralmente il pubblico che l'ammirava. Giovanissima guadagna subito un contratto di spettacolo con i grand hotel Sheraton e Marriot. Nel frattempo si laurea in filosofia e continua a studiare danza con i maestri e coreografi Ibrahim Akef e Raqia Hassan.

Dina ha sempre visto la danza come un'arte fisica che combina la preparazione atletica con l'eleganza dei movimenti, insieme al sentire la danza come un'egiziana. Lei stessa dichiara che nonostante molte straniere si esibiscano in Egitto con successo, non saranno mai delle ottime interpreti della musica araba; ella stessa afferma: "In Brasile ad esempio le ballerine danzano ottimamente la loro danza, e se io volessi danzare come una ragazza brasiliana il risultato sarebbe diverso, perche' sento la musica differentemente". Poi susseguono due scandali che le scombussolano la vita per diversi anni, l’Egitto e tutto il mondo arabo si infiammano e la figura forte e autorevole di Dina si frantuma in un istante. Comunque Dina con o senza scandali rimane l'unica grande acclamata star per gli egiziani, in Egitto ogni turista è alla ricerca di una sua esibizione e il pubblico locale vuole solo lei.


Per capire Dina le foto non vanno bene. Ecco allora i video che mi ha segnalato la mia amica Vale. Secondo me sono i più belli di Dina, dove lei veramente si diverte mentre danza, ed è davvero formidabile! Poi se ne avete altri più belli... postateli!

:)

In una trasmissione televisa, gioca con il percussionista!



Qui è la vera Dina...



Qui è fantastica in un Saidi!



lunedì 23 luglio 2007

Ancora sulla spada...

Tra il dire e il fare... ci sono i video su youtube che possono rendere bene l'idea:

Un video di gruppo, bella musica e loro molto carine e brave...



Questo video non posso inserirlo, ma posso linkarlo... eccolo! è didattico, la danzatrice fa vedere molte delle pose che possono essere eseguite con la spada...


Ed infine la spada nello stile tribale... mooolto bello....



beeeeeelliii!!!

venerdì 20 luglio 2007

La danza della spada - Raks al sayf


Ormai è quasi un anno che corro dietro alla danza della spada ma lei corre più veloce di me, così ancora non ho potuto studiarla per bene.

Visto che non posso ancora fare stage e lezioni di danza con la spada, mi accontento di cercare la spada nei negozi e l’origine della danza in rete, anche se lo devo ammettere, con scarso successo.

Poche sono le notizie sull’origine di questo che uno degli stili più affascinanti della danza del ventre.

Dalle mie navigazioni è emerso prima di tutto questo: Anticamente le donne venivano comprate o rapite come bottino di guerra e portate dentro i Palazzi dei “Ricchi Signori”. Non tutte si adattavano alla situazione di schiave (alcune facevano lavori domestici, altre si esibivano con danze e canti) e lo dimostravano in un modo molto singolare. Durante l’esibizione afferravano le spade dei guardiani presenti e le sistemavano in equilibrio sopra la testa. Continuavano a ballare impavide, con movimenti delicati e sinuosi, esprimendo il concetto: «tu, che controlli la mia vita, tenendo la spada sulla mia testa, non potrai mai possedere la mia anima!». E già questo mi affascina da morire!!!

In arabo danza della spada è "raks al sayf", è una danza molto particolare , in cui la danzatrice deve eseguire una serie di movimenti delicati e sinuosi tenendo la spada in equilibrio sulla propria testa. Dalla mia breve esperienza, e dagli spettacoli che ho visto, la spada deve rimanere in equilibrio anche sul fianco, sulla spalla e sul dorso della mano. È una danza sacra, ha lo scopo di rendere omaggio alla dea della guerra Neit, infatti la Spada simboleggia la potenza degli dei che protegge i deboli. Va differenziata dalla danza del pugnale che è di origine Turca e veniva eseguita dalle prostitute per proteggersi dagli assalti indesiderati degli uomini.
Poi le mie attendibilissime amiche del forum di danza del ventre di Salua, hanno arricchito la mia ricerca: un riferimento storico sicuro è una serie di testimonianze del lontano 1850-70.... Dalle relazioni di scienziati, studiosi ed esponenti militari, saltava fuori qui e là qualche descrizione di ballerine o improvvisate ballerine, che pur di impressionare i forestieri, facevano pezzi di balady dimostrando anche abilità particolari nel tenere in equilibrio oggetti di tutti i giorni, o le armi dei presenti tra il pubblico... tra cui la spada...

Questo per la storia… ora passerei a qualcosa di più interessante, i tipi di spada. Ce ne sono di due tipi principalmente: Scimitarra e in stile antico. La Scimitarra ha la forma della sciabola, in generale è più corta della spada in stile antico ed è più “grossa”, le più belle sono quelle decorate con disegni o con delle pietre incastonate. La spada stile antico, invece è più sottile e lunga, in genere non ha troppi decori ed è preferita nella danza tribale, come quella nella foto insomma.

Tutto questo per dire che il 20 e 21 settembre a Roma ci sarà uno stage bellissimo di una danzatrice ammirata e conosciuta in tutto il mondo, Kamellia. Lo stage sarà di tamburello e spada (tecnica a terra). Sigh!

giovedì 19 luglio 2007

Tangokinesis - Nuevo Tango


Tutto è iniziato a Perugia davanti a un’affissione… in sostanza diceva: Tangokinesis a Spello (PG) il 21 luglio. Ed io "Ah sì? E chi sono??!"

Appena tornati a Roma google mi ha "detto" che Tangokinesis era connesso in qualche modo con il film Tango di Carlos Saura… Mi sono detta "wow!!Devo indagare", così mentre già avevamo fatto il pieno alla Micra per andare a Spello, David scova Invito alla Danza qui a Roma, e abbandoniamo subito l’idea di andare a Spello (che a me piaceva proprio tanto, ma non piaceva molto alle mie tasche sempre vuote!!!) .

Ieri sera ci siamo ritrovati in un covo di radical-chic con donne profumate di saponetta e uomini assonnati in una location fantastica, Villa Doria Panphili. Gli unici puzzoni che venivano direttamente da lavoro, mi sa che eravamo noi due… ma questi sono dettagli irrilevanti!!! :)

Bello, lo spettacolo mi è piaciuto. La danza è davvero meravigliosa, tira fuori il meglio dal corpo. I ballerini erano davvero fantastici, leggeri come piume. La sensazione che mi hanno dato in tutte le coreografie è stata di vedere delle marionette. Quei corpi ciondolavano, cadevano con una forza violenta, ma senza rumore. Belli i colori (nero, rosso e viola), belle le luci e la scenografia spoglia.

La cosa che non mi è piaciuta è stato il finale. È il secondo spettacolo di tango che andiamo a vedere con il finale versione samba o merengue… il pubblico in delirio per queste spalle che vibravano (tipo indemoniato)… noi siamo rimasti un po’ perplessi, e la domanda è nata spontanea: “perché?” poi mi sono letta le info dal sito dell’estate romana e ho capito… resta il fatto che non mi è piaciuto!

Comunque ecco come nasce Tangokinesis:


Ana Maria Stekelman è coreografa e fondatrice della compagnia Tangokinesis, creata nel 1992 con l’idea di fondere il tango e la danza contemporanea, e lo fa attraverso l’incontro di due differenti background artistici dei danzatori laddove le ballerine hanno una formazione classico-accademica, mentre i ballerini hanno una formazione specificiamente tanguera che fondono però in una sintesi davvero perfetta e assolutamente unica.

Le info dal sito dell’estate romana sullo spettacolo:

Torna a Roma dopo un'assenza di quasi 10 anni la prestigiosa Compagnia Tangokinesis, diretta da Ana Maria Stekelman, con uno spettacolo straordinario e coinvolgente che appassionerà i patiti di tango e non solo. Apre la serata "Garello Tango", una suite interpretata su musiche di Raul Garello e dal suo sestetto, che determina il filo conduttore del programma su cui si muovono con grande forza le coreografie della Stekelman, accompagnate inoltre dalla musica dei più noti tanghi argentini. I costumi di Jorge Ferrari, ogni tango ha infatti un suo proprio colore, che sfumano dal rosso ad un intenso viola, creano un forte impatto visivo arricchendo il programma. Ne "Piazzollas", la Stekelman omaggia la musica immortale del grande compositore argentino; di grande intensità drammatica e di particolare consistenza tecnica, la coreografia è un pezzo d'antologia nella produzione di spettacoli di tango. Conclude la serata Concierto para bongo, che rappresenta uno degli esempi più riusciti della fusione fra tango e danza moderna realizzata dalla Stekelman. La musica infatti trasporta lentamente i ballerini dalla melanconica atmosfera del tango fino alla sfrenatezza del ritmo afro-cubano.

mercoledì 18 luglio 2007

Donne di un certo profilo...


Prendo spunto da due articoli: uno su Rossy De Palma spulciato con piacere nelle pagine di Velvet (n°8 - luglio 2007), e l'altro dedicato alla mostra allestita presso l'Auditorium Parco delle Musica di Roma per i 30 anni della scomparsa di Maria Callas su Repubblica.


Premetto. Non ho visto "Donne sull'orlo di una crisi di nervi" e ho riconosciuto Rossy De Palma solo per il suo viso da scultura. Chi non la riconoscerebbe? Leggendo l'articolo mi sono resa conto di quanto, a volte, si può essere provinciali, di quanto si può essere letteralmente assorbita dai canoni estetici imposti dalla moda, dalla taglia 40, dalla seconda (scarsa) di reggiseno, dal metro e settanta, e dal naso piccolo e "ordinato". Da Barbie insomma.

Poi mi ritrovo a leggere un articolo su una donna che viene definita come "un quadro di Picasso nel bene e nel male" che parla del suo naso come uno scudo, una protezione per la complessità che sentiva dentro. In fondo è quello che è anche grazie al suo aspetto da Picasso. Wow! Non ho parole!
Poi arrivo su Repubblica e trovo l'articolo sulla mostra dedicata alla Callas (gratis! e fino al 21 luglio).
Questa donna, secondo me bellissima, di un fascino particolare, eppure imperfetta...

Entrambe nel loro modo e loro tempo hanno vissuto e vivono la fisicità così, con naturalezza, forse perchè è solo un accessorio rispetto a tutto il resto.
Bello, però! Pensare che forse i canoni estetici non esistono... che il bello sta ovunque o non sta da nessuna parte, e che l'imperfezione è la massima espressione della bellezza, perchè rende ogni persona unica...
:)

martedì 17 luglio 2007

Valentino all'Ara Pacis...


Domenica scorsa siamo andati a vedere la mostra di Valentino all’Ara Pacis. Devo dire che ero piuttosto scettica perché già nel 2004 mi ero gustata con gran piacere la mostra di Armani alle Terme di Diocleziano e mi aveva davvero emozionato con “oltre 500 abiti, schizzi originali e registrazioni audio e video, la mostra offre una prospettiva tematica della carriera di Giorgio Armani e della sua evoluzione nel corso degli ultimi tre decenni, illustrando l’impatto culturale e sociologico della sua opera e sottolineando il ruolo di precursore dello stilista nel mondo del cinema”.

Poi arriva il 45° anniversario di attività di Valentino e con l’anniversario arriva anche la mostra, con annessa donazione milionaria di Valentino (se non sbaglio), all’interno del Museo dell’Ara Pacis di Richard Meier.

E da qui… polemiche su polemiche…

Già il Museo dell’Ara Pacis ha creato discussioni su discussioni, ricordo con divertimento tutti gli insulti scritti sul muro di cartone dove era illustrato il progetto di Meier… peccato che non avevo ancora la mia inseparabile coolpix!!!

Comunque al di là dei giudizi da esperto, che non saprei dare, a me non dispiace affatto! Anzi, all’interno c’è una bellissima luce. Mi piacerebbe tanto sapere perché non piace, cosa c’è che non va… a me non sembra così male! Se voi li sapete, ditemi!!!

Ora tornando alla mostra, sì… bella, anche se molti sono stati i richiami a quella di Armani, dalla musica, alla galleria di vestiti indossati dalle star fino alla galleria buia con in vestiti. Nel complesso che dire… i vestiti di Valentino sono tutti belli, anche quelli brutti! ;)

Dicevo delle polemiche, he sì! Perché questa mostra ha scatenato una polemica feroce sull’uso delle location. È sbagliato usare l’Ara Pacis per una mostra di vestiti? L’antichità scade se diventa cornice della contemporaneità? Questo è il succo della polemica, che si può leggere per bene nell’articolo di Repubblica

Valentino & monumenti, è polemica, che vi riporto qui solo nella parte che riguarda la mostra di Valentino, se no vi rompete a leggere! Ecco qua:

(…) E la mostra con 300 capi storici aperta fino al 28 ottobre all´Ara Pacis? Tuona La Regina: «Ma come si può sottrarre per tutti questi mesi l'ara di Augusto alla visione corretta del monumento da parte dei visitatori? Abiti bellissimi, certo, ma esponeteli in una sede adatta!». Che nel museo progettato da Richard Meier non manca. «Se mi chiedessero di esporre all´Ara Pacis io non invaderei lo spazio dell´opera antica», interviene Mimmo Paladino, autore del grande mosaico presente nell´edificio inaugurato nel 2006. «C´è il piazzale e c´è un bellissimo museo di sotto: perché interrompere la contemplazione dell´Ara da parte del pubblico con un segno invadente?». (10 luglio 2007)

I monumenti sono parte della città e la mia visione della città è sintetizzata dal pensiero di Gabriele Basilico “La città è una cosa viva”, e le cose vive cambiamo e mutano, sono volubili. Non mi piace pensare che ciò che appartiene all’antichità deve rimanere nel mondo dell’antichità, recluso dentro una teca, da guardare e non toccare. Sono così tanti gli esempi di valorizzazione dell’antichità da parte dell’arte contemporanea, che questa polemiche mi sembra solo una presa di posizione rigida! Lo scorso anno durante la Notte Bianca il Colosseo grazie alle installazioni di luce diventava infuocato e sommerso d’acqua mentre ai suoi piedi c’era un organo enorme suonava con il fuoco… era fantastico e quest’inverno durante le mostre Luce di Pietra abbiamo assistito ad una fusione di antichità e arte contemporanea che aveva del magnifico.

lunedì 16 luglio 2007

Architetture, città, visioni


Gabriele Basilico è un fotografo che non avevo mai considerato, un po’ perché non lo conoscevo e un po’ perché non lo cercavo. La sua fotografia non rientrava in quello che volevo vedere.

Nella fotografia ho sempre amato le persone, i ritratti, i particolari. E lui cosa fotografa? Città.

Nasce a Milano nel 1944, si laurea in architettura nel 1973 e contemporaneamente inizia a occuparsi di fotografia concentrando il suo interesse sulle aree urbane e sul paesaggio industriale. È uno dei più noti fotografi documentaristi europei. Fotografa esclusivamente in bianco/nero e suoi campi d'azione privilegiati sono il paesaggio industriale e le aree urbane. I suoi studi di architettura lo avvicinano all'ambiente dell'editoria di settore per cui realizza, su commissione, un ampia serie di lavori. Ha al suo attivo ricerche sulle aree urbane, sul territorio, sull'architettura, commissionate da privati ed enti pubblici. Il suo primo lavoro impegnativo risale al 1982 quando realizza un ampio reportage sulle aree industriali milanesi intitolato: Ritratti di fabbriche (Sugarco). A proposito di Ritratti di fabbriche, Basilico ha dichiarato in seguito:

"Ho sempre pensato che i miei ritratti di fabbriche nascessero dal bisogno di trovare un equilibrio tra un mandato sociale - che nessuno mi aveva dato, ma che era la conseguenza dell'ammirazione che io provavo per il lavoro dei grandi fotografi del passato - e la voglia di sperimentare un linguaggio nuovo, in grande libertà e senza condizionamenti ideologici”.

Secondo Basilico in tutte le città ci sono presenze, più o meno visibili, che si manifestano per chi le vuole vedere, presenze familiari che consentono di affrontare lo smarrimento di fronte al nuovo.

Ecco, dopo averlo “conosciuto” ho capito che “forse” oltre alle persone si può fotografare altro e raccogliere comunque grande significato.

La scorsa settimana ho trovato un’intervista a Gabriele Basilico su Mediaforum (n° 23 – 3 luglio 2007) per il lancio del suo ultimo libro. Non si tratta di un libro fotografico, ma di una raccolta di pensieri sulla vita di questo fotografo, raccolti da Andrea Lissoni. Tra le domande, una mi è piaciuta e mi è piaciuta anche la risposta, così la metto qui:

"Esiste uno spirito della città?"

"Esiste senza dubbio un genius loci o un carattere nella stratificazione della cultura della città. Una metropoli è una “cosa” viva che leggiamo, comprendiamo o misuriamo percorrendola. Allo stesso modo la fotografia offre un punto di osservazione della città capace di rimetterne in gioco il senso”.

Il libro è “Architetture, città, visioni. Riflessioni sulla fotografia”, (a cura) Andrea Lissoni, Bruno Mondadori

venerdì 13 luglio 2007

Sociologia del seno nudo


Lo so, sono una donna media, che ci posso fare!?

Mi leggo con piacere le riveste femminili, quelle che danno consigli su come abbinare una maglietta a pois con le ballerine a quadretti… è un mio limite, ma provo una gran soddisfazione nello sfogliare pagine e pagine di pubblicità patinata. Poi se al piacere delle riviste si aggiunge il piacere del formato pocket allora rischio addirittura di leggere gli articoli!!


Così mi godo la mia copia omaggio di Flair pocket di luglio, e inciampo in un articolo molto interessante.
Il sociologo Jean-Claude Kaufmann ha condotto una ricerca su cosa c’è dietro al topless, per le donne che lo praticano, per quelle che non lo praticano ma vorrebbero, per quelle che non vogliono neanche sentirne parlare e per gli uomini.
Una ricerca che ha visto 300 persone intervistate, ed è finita nel libro “Corpi di donna, sguardi d'uomo. Sociologia del seno nudo”. Ecco che dice il retro copertina:


Una spiaggia, donne più o meno numerose che si abbronzano a seno scoperto. Nessun problema? I problemi in realtà sono molti. Quali giustificazioni ci si dà per sbarazzarsi di un pezzo del costume? Quale posizione si sceglie per rendere il più disinvolto possibile un gesto di libertà? Con l'aiuto di numerosi casi concreti, l'autore svela i dettagli di una pratica apparentemente banale ma fondata su regole precise benché segrete. Ogni donna deve rispettare un codice di comportamento suggerito dalla struttura del suo corpo, dalla sua età, dalla sua cultura e dalla tipologia della spiaggia, decifrare i segnali inviati dagli sguardi che si posano su di lei e rispondervi con gesti adeguati.



Bhè, che dire? Un bel tema per fare una ricerca, soprattutto per tutte le dinamiche che ruotano intorno al seno nudo: strumento di femminilità per eccellenza, oggetto del desiderio, ma anche fonte di vita e nutrimento.
Dall’intervista su Flair, il sociologo illustra le innumerevoli contraddizioni intorno al seno nudo e mi appassiono!
Ho letto con interesse l’articolo, e credo che leggerò con interesse anche il libro (che inserisco nella lista dei libri da leggere!) anche se devo ammettere che il topless non fa per me… preferisco mantenere l’immagine del seno nudo legata alla simbologia femminista! Per me ha più senso!
Certo l’abbronzatura senza segni… :)

Bella l'immagine, he! è un acquarello di Pietro Barbera (trovato su google!!!)



giovedì 12 luglio 2007

Umbria Jazz - Perugia, 10 luglio 2007 ore 20.45


Che bello, posso dire "io c'ero!!".
Il 10 luglio resterà per me, per noi, una data storica!

Partenza da Roma alle 14.30, arrivo a Perugia alle 17.30... subito a prendere i biglietti e poi un giretto al centro. Lì troviamo un'atmosfera bellissima, sembrava domenica! Tantissima gente in strada, musica e un sole caldo.

Alle 18.30 ci mangiamo un pò di schifezze e rendiamo omaggio alla regina del festival, la birra. E alle 19.30 siamo in fila per entrare... la gradinata ci aspetta!

Per me è il primo concerto jazz... non conosco il genere e non mi sento in grado di apprezzarlo in pieno, ma ci provo lo stesso, con rispetto per chi lo ama, e poi ho l'applauso... posso usare questo per dire "grazie"... e invece!

Invece non ho applaudito.

Quello che è successo lo potete leggere qui sotto, riporto tutto l'articolo preso da Repubblica.it, che copio per intero qui sotto...

una sola cosa: il genio è folle, e su questo non c'è dubbio e non voglio discutere, ma gli isterismi di una persona non meritano di essere nemmeno commentati!

Per me è stato sufficiente non applaudire, anche se la musica è stata davvero fantastica!

da Repubblica.it

Il grande pianista se la prende con la "dannata" città e con la platea


Alla fine, niente bis a causa di una fotografia. Tra i fischi degli spettatori
Jarrett insulta il pubblico per un flashUmbria Jazz: "Abbiamo chiuso con lui"

PERUGIA - Pianista geniale, certo, ma anche scontroso. Keith Jarrett si è esibito ieri a Perugia a Umbria Jazz e non si è affatto sforzato di essere cordiale col pubblico, anzi lo ha insultato. Per questo gli organizzatori hanno annunciato che il musicista non sarà più il benvenuto alla kermesse jazz. Colpa di un flash di troppo, "scappato" a fine concerto nell'arena Santa Giuliana. Fin dall'inizio, infatti, era stato ricordato alla platea che non era permesso fare foto o registrazioni. Una richiesta più che legittima, ma che nel caso di Jarrett diventa un imperativo assoluto. Famoso per le sue manie, il jazzista ha ricordato a sua volta che al primo clic di una macchina fotografica, lui, Gary Peacock e Jack DeJohnette se ne sarebbero andati. Via, dunque, al primo "dannato" flah in un'altrettanto "dannata" città. Finito il concerto, quando era tempo di bis, il lampo di una macchina fotografica ha fatto precipitare la situazione. Il trio se ne è andato, lasciando il pubblico senza bis. Dalla platea sono volati fischi e qualche insulto, mentre i tre musicisti se ne andavano arrabbiati verso la Costa Azzurra.
Il direttore di Umbria Jazz, Carlo Pagnotta, ha annunciato la rottura col pianista: "Abbiamo deciso che con lui abbiamo chiuso. Resterà sempre parte della storia di questo festival, ma faremo a meno della sua musica". "Capisco tutto - ha continuato - perfino l'ossessione delle telecamere, ma non si può insultare un pubblico e addirittura una intera città per colpa di qualche flash. L'artista Jarrett è sublime, l'uomo molto discutibile". Già in passato, in effetti, il clima a Perugia era stato teso a causa di Jarrett. Nel 2000 aveva minacciato di non suonare percHé la temperatura era scesa sotto i 19 gradi, e per convincerlo erano state sistemate delle stufe sul palco. Quest'anno, invece, ha chiesto di essere servito da un cameriere che avesse smesso di fumare da almeno tre mesi e si è lamentato per essere stato fotografato in strada. Negli ultimi dieci anni, Jarrett si è esibito a Umbria Jazz sette volte.

(11 luglio 2007)

mercoledì 11 luglio 2007

PHE07 - La fotografia in Spagna



Apro la posta e trovo la mitica newsletter di cultframe, come sempre carica di notizie interessanti su arte e cinema. Ma questa volta c'è qualcosa di più interessante per me: un articolo sul PHotoEspaña 2007.
Non ho mai avuto il piacere di andare, ma ho un bel ricordo legato a questo evento. Il mio ultimo esame: spagnolo. Visto che la mia tesi era sull'analisi del Festival FotoGrafia, ho fatto un paragone fra i due Festival nel corso delle varie edizioni. Bhè... che dire... se avete modo, fatelo anche voi il confronto, è davvero interessante! :)

Visto che me lo sono letto con piacere, eccovi l'articolo di cultframe, che riporta il comunicato stampa di PHE07.

PHotoEspaña celebra il suo decimo anniversario con un programma particolarmente ricco che comprende sessanta mostre di artisti provenienti da trentuno paesi. L’evento propone alcuni dei nomi più celebri della fotografia: Bruce Davidson, Lynn Davis e Sylvia Plachy (presenti in Spagna per la prima volta), Zhang Huan, Andres Serrano, Man Ray, Sebastião Salgado e Raymond Depardon.Sono numerose le mostre collettive, tra cui: Neorealism - La nuova imagine dell’italia, 1932-1960; Local - La fine della globalizzazione, e Margins. PHotoEspaña comprende anche lavori realizzati da artisti appartenenti alla nuova generazione di giovani fotografi spagnoli e cinque retrospettive europee, fotografia spagnola e latinoamericana.Per il suo decimo anniversario, PHotoEspaña oltrepasserà il confine: la galleria Jeu de Paume di Parigi ne farà parte con una mostra allestita proprio a Parigi. Anche il Festival di Arles ospiterà Alberto García-Alix, la cui mostra è stata organizzata da PHotoEspaña.Gli incontri vedranno la partecipazione di oltre 50 professionisti di fama internazionale che dibatteranno sulla fotografia di oggi e su quella futura. I workshop di quest’anno saranno condotti da Peter Beard, Isabel Muñoz, Gilles Peress, Anders Petersen e Eugenio Recuenco.Un evento speciale organizzato nel quartiere El Barrio de las Letras comprenderà proiezioni di diapositive e musica live nelle strade e nelle Piazze. Accompagna l’evento un catalogo generale, una sorta di dizionario nel quale sono catalogati 190 artisti presenti al festival dalla sua prima edizione. PHotoEspaña ha aperto i suoi battenti per la prima volta nel 1998. L’evento è stato ideato con un obiettivo chiaro, quello di promuovere mostre pubbliche dei migliori fotografi e artisti visivi internazionali, e di diventare un punto di riferimento annuale per addetti ai lavori, un luogo di dibattito e un palcoscenico per creatori giovani. Nei successivi dieci anni, PHotoEspaña è diventato uno dei festival più famosi del mondo. Oltre 2000 artisti hanno partecipato in 587 mostre visitate da 5 millioni e mezzo di persone. Il supporto di 80 sponsor e 60 istituzioni e centri d’arte hanno contribuito al successo dell’evento, confermando così l’esigenza della presenza di una disciplina che sempre di più occupa uno spazio nell’arte contemporanea. Il festival proporrà un dibattito, condotto da Christian Caujolle (affiancato da fotografi ed esperti internazionali), sullo stato della fotografia. Oltre vari workshop e corsi, avranno luogo la consueta lettura dei portfolio, visite guidate alle mostre e la celebrazione della La Noche de la Fotografía.

lunedì 9 luglio 2007

La bellydance al Cairo è italiana!!



Ebbene sì!
la vincitrice del Festival del Cairo 2007 è italiana!! Si chiama Simona Minisini. Viene da Udine ed ha un curriculum di tutto rispetto!
La sua scheda completa si trova su Lucyinthesky dove c'è la lista infinita dei grandi nomi con cui ha studiato!
Bhè! davvero complimenti, e speriamo che venga presto a Roma per uno stage! ;)

Vale la pena inserire il suo messaggio sulla danza... con lei ha funzionato, magari porta bene anche a noi!!!

"La Danza Orientale è come un caleidoscopio di emozioni e colori nelle sue infinite variazioni ... come la Luce calda del Candelabro che rispecchia la vostra sensibilità d'animo ... come il Bastone che rappresenta la forza femminile interiore nell'evoluzione dall'adolescenza in poi ... come il ritmo dei cimbali che diventano i battiti "emozionali" del vostro del cuore ... come il velo che simboleggia la leggerezza del vivere quotidiano e la libertà interiore di ogni donna ... come libra sul mio petto la farfalla dell'ultimo mio vestito ... "

Into Me/Out of Me | MACRO FUTURE




Una mostra da vedere. Per una serie infinita di motivi, alcuni li scrivo, per gli altri dovrete andare a vedere!!



È stata inaugurata il 21 aprile e terminerà il 30 settembre, ha come tema il corpo, come oggetto di studio e di ricerca, esamina la fisicità e la fragilità della condizione umana nella vita e nell’arte contemporanea attraverso diversi aspetti come l’aggressione e la violenza, i processi metabolici e organici, la sessualità e la riproduzione. La mostra offre una vasta documentazione attraverso differenti media: da opere di videoarte a installazioni, da sculture e opere pittoriche sino alla fotografia, attraverso oltre quarant’anni di storia dell’arte e il lavoro dei più importanti artisti del panorama contemporaneo.

Into Me/Out of Me illustra il modo in cui gli esseri umani interagiscono tra loro e con la materia; il tema principale della mostra riguarda la relazione primordiale e radicale tra l’interno e l’esterno: il metabolismo (atto del bere, del mangiare, ciò che si espelle…) la riproduzione (amplesso, nascita...) e la violenza (ferite, lacerazioni...). Questi complessi scambi vitali avvengono attraverso pratiche rituali, confronti mitologici e auto-esplorazioni.
In mostra, tra gli altri: Marina Abramovic con una selezione di tre video, dal 1975 al 1980, ricerche tra attrazione e repulsione nei rapporti uomo-donna; Cremaster 3 di Matthew Barney del 2003; Mutaflor e Blutclip di Pipilotti Rist, opere dedicate al corpo e alle sue possibili deformazioni.
Gilbert & George con il video Gordon’s Makes Us Drunk; le affascinanti immagini fotografiche di Nan Goldin; Andy Warhol e Vik Muniz e le personali interpretazioni di The Last Supper; un’installazione di Felix Gonzalez-Torres che rappresenterà gli Stati Uniti alla prossima Biennale di Venezia; Tony Oursler con Crying Doll (Floral #2) del 2006.

Tutte le specifiche sulla mostra sono qui:
http://www.macro.roma.museum/italiano/mostre/index.html
e qui la scheda di Exibart.


Prima cosa non trascurabile è che la mostra è gratuita, e mi viene da chiedere il perché, visto che ci sono nomi talmente noti da meritarsi un biglietto da pagare. Ma fortunatamente per noi precari, la mostra è gratuita e, per chi ama questo genere d’arte, merita davvero di essere vista.

Unica nota dolente è che non si possono fare foto, e devo ammettere che ho accusato il colpo, soprattutto perché l’allestimento meritava di essere fissato in foto e le “opere” di essere ricordate!

Per come vivo questo tipo arte è stata una mostra davvero suggestiva, ho rischiato di sentirmi male, mi ha colpito davvero allo stomaco, e ancora adesso se penso a certe installazioni ho una certa nausea… ma è quello che mi aspettavo. Indagare il corpo all’interno e all’esterno, scavare nella propria percezione del corpo e affrontare le proprie inibizioni. Questo è quello che mi ha lasciato questa mostra, che ha stimolato ogni senso: la vista e l’udito su tutti ma anche il gusto… il senso di nausea di fronte a certi video o foto. Da vedere assolutamente. Oggi l’arte non può dare che questo, secondo me, elaborazione e sperimentazione del e sul corpo. C’è da dire però che siamo arrivati tardi, alcuni video presenti alla mostra sono datati 1947… eccezionale, non stiamo inventando nulla!


Dimenticavo, cosa mi è piaciuto di più: il tavolo apparecchiato con piatto e bicchiere d’acqua. Nel piatto un video… una bella gastroscopia che ci fa vedere il percorso che fa ogni cosa che ingeriamo. Ecco sì, la mia preferita… dopo aver guardato per pochi minuti sono dovuta uscire a prendere aria… un pugno allo stomaco!


Quindi, se avete modo e stomaco forte andate… ne vale la pena.

venerdì 6 luglio 2007

Ahlan Wa Sahlan International Festival - Cairo


Quest'anno volevo proprio andarci! Dopo aver visto le foto dello scorso anno, avevo una voglia matta di essere lì anche io, a studiare con i grandi della danza.


Il Festival Ahlan Wa Sahlan, festival internazionale di danza orientale del Cairo si è tenuto dal 27 giugno al 3 luglio 2007 e anche quest'anno, per il settimo anno, ha avuto un gran successo!


Il TG1 gli ha dedicato un piccolo servizio, che comunque ha scatenato in me quel tanto di "invidia" per non essere potuta andare!!!

Il mondo della danza del ventre ruota intorno a questo evento, che si tiene ogni anno al Cairo da sette anni. Ogni danzatrice vorrebbe essere lì, e come dargli torto?


Una settimana intera tra i più bravi insegnanti di danza del ventre (almeno così si dice in giro, di sicuro sono i più conosciuti); ogni giorno tante lezioni, stili e tecniche da far girare la testa; la sera cena e spettacolo di danza del ventre, con le danzatrici entusiaste di danzare in Egitto e il pubblico (fatto prevalentemente di danzatrici) felice di veder danzare (e di poter criticare... siamo una setta di vipere!!).


Qui http://www.raqiahassan.net/ tutte le info sull'evento. Il sito è davvero pietoso, come la gran parte dei siti di danza orientale, dove L'estetica della bellydance è nella maggior parte dei casi molto barocca ed eccessivamente luccicante (dominano cieli stellati alla "mille e una notte" e gif animate a perdita d'occhio!!), è molto raro trovare siti internet fatti bene... ma ci sono (guarda i miei link!)

dicevo... ma è il contenuto quello che conta! In questo sito ci sono tutti gli insengnati che hanno partecipato a questa edizione del festival, alcuni importantissimi nel settore, altri che non si capisce perchè stanno lì!! Bhua!


Comunque, tralasciando le mie uscite da serpe, ecco qualche nome... tanto per dare un'idea di chi c'era...


  • DINA

  • RANDA KAMEL

  • RAQIA HASSAN

  • DANDASH

Peccato non esserci stata! Sigh Sigh!! Magari il prossimo anno... ;)

giovedì 5 luglio 2007

Ci siamo tutti!!!


Eccoci qua!!

In questo periodo la nostra minicomunità tanguera se ne parte per il Tangolab inUmbria... beati loro!!!

E chi resta qui a Roma si divide tra Parco Egeria e Salaria Sport Village... ma anche i Portici!!!


Se nel frattempo qualcuno si offre volontario per insegnarmi come si balla la milonga, David sarebbe felicissimo... perchè sono davvero una frana!


Baci a tutti quelli in foto, e anche a quelli che la foto la stavano scattando! :)

martedì 3 luglio 2007

Scrivere i Teenager


Pensavo di non essere così vecchia da permettermi di scrivere di teenager, credevo che la distanza fra me e le ragazze che portano gli scaldamuscoli fosse solo di stile, ero convinta che nessuna ragazza o raggazzo di sedici anni mi avrebbe mai dato del "lei". Bhè, mi sbagliavo!

Mi sono ritrovata in un convegno dove "i grandi" studiano "i piccoli", ed io che mi sentivo in una terra di mezzo, sono stata catapultata dentro il mondo dei grandi incastrata in un doppio vincolo... aspettavo da una vita il momento di sedermi su quelle sedie rosse, con il blocco e la penna brandizzati, a scrivere appunti sulle perle di saggezza esposte da chi sta sul tavolone davanti con alle spalle le slides, ma non avrei mai voluto sentirmi vecchia!! Ecco, il grande momento è arrivato lo scorso 12 e 13 giugno. Il mio primo viaggio di lavoro... wow!

Ma cosa mi tocca fare? Guardare i teenager con la lente di ingrandimento, come fossero formiche da analizzare, piccoli ma grandi, bravi ma teppisti, in eterna crisi di identità e con genitori colpevoli, sempre la solita solfa... ma una volta io ascoltavo e ci ridevo sù... adesso prendo appunti. Oh mio dio!

E poi? con tutti questi appunti che ci facciamo?? Escogitiamo un modo per capirli, gli adolescenti! Ed è proprio da tutti questi appunti che nasce un articolo, il mio primo articolo a dir la verità firmato e pubblicato su http://www.tafter.it/ e che riporto di seguito, così tanto per fare un pò la sborona.


Pantesilea


Comunicare (a)i teen agers
Forme e strategie di comunicazione rivolte al pubblico teen


Uno spunto offerto dagli interventi del convegno Teenager 2007 ha dato il via ad un'interessante discussione sul mondo dei teenager come fetta di mercato, e sulle strategie di comunicazione utili al raggiungimento di questo complicato target...
Definire chi sono e studiare i comportamenti dei teenager equivale a parlare di un mondo sconosciuto, impossibile da collocare all’interno di una classe. L’età non può rappresentare una variabile sufficiente per inserire un gruppo così complesso e articolato all’interno di una categoria omogenea, che è volutamente lontana dal mondo degli adulti, ma che ne utilizza gli strumenti per comunicare, stravolgendone modi e tempi di fruizione. Generalmente i cosiddetti teenager vengono inseriti nella fascia di età 12-18 anni, ma ad oggi la fascia dei pre-adolescenti, che consiste in quei due o tre anni che separano i bambini dai ragazzi (9 – 11 anni) è presente e attiva sia nelle relazioni sociali che nella propensione al consumo. Sono delle spugne, assorbono tutti gli stimoli che provengono dall’esterno, non hanno il tempo di metabolizzarli perché già li rielaborano e trasformano, creando nuovi stili di vita e di consumo. Durante il convegno organizzato da Somedia e dedicato allo studio di questa complessa fascia di mercato, TeenAger 2007 tenutosi a Milano il 12 e 13 giugno 2007, sono emersi molti elementi che caratterizzano i teenager. Il più interessante è il loro rapporto con le nuove tecnologie e il loro modo di comunicare. Per i teenager, a onor del vero, non ha senso parlare di nuove tecnologie: loro sono nati con la tecnologia digitale, con il computer ed il cellulare. Sono gli adulti che parlano di nuove tecnologie. I teenager si limitano a usarle, ignorando spesso il sistema che sottende al mezzo, manipolarle e rielaborarle, facendo impazzire le aziende, sempre alla ricerca di nuovi strumenti per catturare l’interesse dei più giovani. Dai dati emersi durante il convegno (forniti da una ricerca condotta dalla Doxa) emerge come l’uso di internet è scelto dai teenager prevalentemente per comunicare con gli altri, attraverso chat, forum, community, blog. Quello che assume la massima importanza è esprimersi, lasciare la propria traccia in ogni passaggio nella rete. Se internet è utilizzato dai teenager, sono gli spazi di confronto quelli privilegiati, dove proiettarsi in una delle tante identità virtuali e fare a gara a chi ha più contatti nel proprio blog. Non è un caso infatti il proliferare di siti e community dove la creazione dell’avatar, il corpo virtuale, è curato minuziosamente dal colore degli occhi al taglio dei capelli, fino al tipo di abbigliamento. Come si muove dunque la comunicazione per raggiungere questa fascia di mercato tanto allettante quanto complicata da conquistare? Sicuramente su più fronti. In rete sono numerosi i terreni che possono essere colonizzati dalle aziende per offrire spazio ai teenager ed entrare nelle loro simpatie. On line attraverso lo studio ad hoc di community, forum, chat, portali che permettono ai ragazzi di esprimersi, magari presupponendo il consumo del prodotto promozionato, o la condivisione di un interesse comune. Un’azienda che produce e commercializza abbigliamento sportivo potrebbe, ad esempio, promuovere una community in cui si parla di sport, abbigliamento sportivo, luoghi di vacanza dove praticare attività sportive; oppure realizzare advergames e concorsi on line che prolunghino la relazione fra azienda che propone il servizio e l’utente. Altra direzione che un’azienda può seguire per cogliere l’essenza dei teenager è attraverso il cool hunting: i cosiddetti cacciatori di tendenze, ragazzi poco più grandi dei teenager che raccolgono fra i propri coetanei le ultime tendenze in fatto di consumi e stili di vita e le riportano alle aziende che cambiano rotta per stare più vicini al target. Infine, non sono da trascurare i grandi eventi. Come ha sostenuto Francesco Cibò, Advertising & Communication Specialist di Coca Cola, durante il convegno, il legame fra musica e giovani è sempre stato fortissimo, quindi mai sottovalutare i grandi eventi musicali, mediante i quali un’azienda può essere protagonista (come nel caso dell’Heineken Jammin’ Festival) ed essere così associata a momenti di incontro, catalizzatori di grandi masse e per questo occasioni privilegiate di socializzazione.

lunedì 2 luglio 2007

ritorno alla routine



Dopo un weekend di assoluto relax, ho ricaricato le batterie e posso ripartire.
Il laboratorio di tango è finito, restano solo le foto e i video delle prove, e a breve dovrebbero arrivare anche le foto dello spettacolo!
Sono contenta, è andata alla grande! il clima che si è creato è stato davvero bello e liberatorio, ha scacciato i problemi della quotidianità (lavoro, famiglia...) in un angolo almeno per una settimana.
E poi il Fra&Davi Day, la cena dolcissima e romantica all'osteria centouno, eravamo praticamente solo noi due a quell'ora... moolto romantico!
E poi il Fra Day, un altro anno e un'altra candelina sulla mia torta!
Insomma una settimana intensa e meravigliosa. Resta solo un pensiero, cosa faremo a luglio? Stasera tango ai portici di piazza augusto imperatore, e poi?? si vedrà!

Pantesilea

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