giovedì 30 luglio 2009

Il risveglio della natura... alla buon'ora!


Oggi giornata felice.
Sì, mi basta poco per essere felice... questa frase ultimamente non mi piace più tanto in effetti, prima era un modo per pensare di me che in ogni cosa trovo qualcosa di bello, ma da qualche tempo la leggo in modo differente. Come se la semplicità del trovare il bello e il buono nelle cose sia sufficiente a colmare qualcosa che non c'è, invece no. Tante cose sono belle, ma non sono belle allo stesso modo e nello stesso momento. Il momento è importante, direi fondamentale.

Ma non voglio divagare. Partendo da questo presupposto, e cioè: non è vero che mi basta poco per essere felice, ma sono felice lo stesso, oggi è un giorno felice.

Ho già parlato dell'autonomia delle mie piantine qui, ebbene, dopo mesi di attesa, mesi di verde più o meno intenso, finalmente la mia pianta ha fatto un fiore. Piccolo e un pò sbiadito, ma un fiore.

Sono soddisfazioni. Sì, tra gechi che si nascondono nelle piante e lumaconi notturni... il mio relax serale (annaffiare e sistemare le piantine) reagisce, con i suoi tempi ai miei input.
:-)
Davi contempla stupefatto il miracolo della natura! :-)

venerdì 24 luglio 2009

Rientro


Eccomi di ritorno.
Una settimana è passata dal mio rientro a Roma, è volata.
Il Tangolab è stato divertente, entusiasmante. Lo sospettavo, ma non immaginavo un tale coinvolgimento!
Era tanto tempo che non ci regalavamo una vacanza e questa soluzione è caduta perfettamente nelle nostre tasche e nelle nostre voglie. Amici, tango e Sicilia.

Sì, era necessario staccare la spina, nel vero senso della parola. Il computer è divetato parte integrante della mia vita, e se da un lato è una finestra sul mondo e uno strumento divertente per esprimersi, dall'altro è una gabbia che mi tiene seduta davanti ad una scatoletta piatta per più di otto ore al giorno, dove lavoro, mi svago, cerco novità e soluzioni ai piccoli e grandi problemi.

La Sicilia mi ha riportato a terra e mare, mi ha fatto tornare alla vita reale, quella senza pixel, quella fatta di cose vere, di profumi e odori forti, di vento e fumo dell'etna.
Volevo farlo, volevo fortemente staccarmi dalla presa di corrente, scandire le giornate dal giro del sole, guardare il mare.
E' stato così in effetti, ho cercato e trovato il tempo, nonostante i ritmi serrati di una vacanza organizzata, tappe, visite, lezioni. A volte sono stata indisciplinata lo ammetto... ma non ho potuto resistere.

Ho pensato molto, e mi sono ritrovata.
Acitrezza mi ha fatto pensare, le facce della Sicilia mi hanno colpito ed emozionato, e questo non me lo aspettavo proprio.
I pescatori, il rientro al porto, i nonni che portano i nipoti a guardare i pescatori che tornano dalla pesca mi ha colpito, riportandomi indietro nel tempo. Negli occhi di quelle persone ho ritrovato Verga, quella storia tristissima che a scuola mi ammorbava... l'ho ritrovata, come se fosse solo nascosta lì in fondo ma mai persa.

Mi sono emozionata. Ho visto che non è tutto pixel, che le cose vere esistono ancora, che il tonno non nasce dentro la scatoletta... e mi sono sentita così stupida! Per un attimo mi sono guardata dentro, mentre studiavo quelle persone, quei visi fieri e stanchi, e i bambini orgogliosi di essere lì, consapevoli di assistere a qualcosa di unico e irripetibile. Mentre mi guardavo dentro e vedevo solo pixel... mi sono chiesta e continuo a chiedermi se questa è la mia strada.

Sono fatta di pixel? Il dilemma di ciò che faccio mi perplime già da un pò... e Acitrezza mi ha solo fatto pensare ancora una volta che tutto questo fumo di comunicazione ha poca ciccia... ciccia che inizia a mancarmi.

Bhè, le vacanze servono anche a questo no?! Guardarsi dentro, liberamente e capire se c'è qualcosa che non va!
Presto un post di resoconto della vacanza... con mooolte foto! :-)

domenica 12 luglio 2009

Buone Vancanze a me!

All'ultimo secondo, prima di uscire alla svelta...
buone vancanze a me! vacanze meritate, dopo un inverno lungo e intenso. Piccolo stop per me, breve ma intenso, l'ho atteso tanto. La nostra ultima vacanza è del 2006... che dire, riguardo le foto e non mi riconosco per quante cose sono successe nel frattempo.

Allora ricominciamo a vacanzeggiare, ma in un modo nuovo.

Sicilia arriviamo!



mercoledì 8 luglio 2009

Introduzione alla Tribal Bellydance


Ne ho parlato già? non credo! lo stile tribale nella danza del ventre non mi ha mai colpito troppo. Nel senso che, vederlo è eccezionale, una fluidità dei movimenti, la fusione di tanti stili della danza orientale e soprattutto di altre danze. Ma, non mi sono mai vista adatta a questo stile.

Ieri mi sono cimentata nello studio. Ho iniziato uno stage dedicato all'introduzione di questo stile, molto complesso e articolato e mi sono sentita un tronco. La lezione organizzata dall'Associazione La Danza e La Luna, della mia insegnante Salua, è stata tenuta da Erika Dell'Acqua.

Una definizione di questo stile, l'ho chiesta proprio ad Erika, che mi ha lasciato questo: "Lo stile Tribal Fusion affonda le sue radici nell' American Tribal Style bellydance per ramificarsi in sorprendenti fusioni con molti stili diversi sia antichi che moderni, come ad esempio danze tradizionali indiane, danze dei popoli nomadi, hip hop, break dance. Uno stile fluido ed eclettico che attinge a fonti culturali diverse, lasciando spazio alla dimensione spirituale".

Ieri abbiamo imparato molto, non tanto di passi o di tecnica, che necessita di tempo e applicazione costante, di studio di molte danze (tutte quelle che vengono fuse, di yoga, pilates e quant'altro possa rendere elastici i muscoli), ma dello spirito di questo stile, di come va affrontata una sequenza, dell'atteggiamento e di cosa stiamo comunicando con un semplice passo.

Bhè, interessante davvero.
Per avere un'idea di cosa sto parlando vi lascio dei video. Il primo di Carolena Nericcio, che ha creato lo stile, il secondo di Rachel Brice che lo stile lo ha preso e lo ha reso fusion, urban e aggiungerei elettro, e il terzo di Erika che ha iniziato a trasmetterci questo stile, con un respiro molto intimo e personale.


Carolena Nericcio


Rachel Brice



Erika Dell'Acqua



Tre stili completamente diversi se si guardano bene, perchè di fatto ci sono enormi differenze tra l'uno e l'altro, differenze che al momento non sono in grado di definire. Mi informo e posto!
Nel frattempo mi addentro nello stile... almeno nella pratica! ;-)

martedì 7 luglio 2009

Crostata di Ricotta e Albicocche


Sabato sera "cena fai da te" a casa di amici.
Mi piacciono le "cene fai da te"! La ricetta è molto comoda ed economica per tutti. Ognuno porta una cosa, si può stare in tanti e nessuno va fallito per una mega spesa!
Io ho tirato fuori dal cappello uno dei dolci che mi piace di più, ma con una piccola variante. La ricetta originaria è "Crostata di ricotta e fragole", la mia è diventata la Crostata di Ricotta e Albicocche.


Ecco qua la ricetta:

500 g di pasta frolla (per avere la ricetta della pasta frolla guardate il video in fondo al post!)
450 g di ricotta
90 g di zucchero
acqua di fior d'arancio
scorza di un limone grattugiata
3 uova
albicocche
zucchero a velo e cannella

Il procedimento è molto facile, stendete al pasta frolla in uno stampo di 26 cm di diametro, e mettetela in frigo a riposare. Nel frattempo amalgamate ricotta, zucchero, uova, qualche goccia di acqua di fior d'arancio e la scorza del limone grattugiato. Versate il composto sulla pasta frolla e cuocete in forno a 180° per 35 minuti.
Lasciate raffreddare e ornate con spicchi di albicocca. Spolverate di zucchero a velo e cannella e servite.

é buonissima! :-)

Ecco qui il video per fare la pasta frolla!

mercoledì 1 luglio 2009

Cinque lettere dall'Egitto


È sempre triste partire da un luogo dove si sa che non si tornerà mai. Ecco una di quelle malinconie del viaggio che sono forse una delle cose più proficue dei viaggi.”

Ecco la sensazione che mi lascia questo libro, una raccolta di cinque lettere scritte da Gustave Flaubert all’amico Luois Bouilhet.
L’aspettativa, eccola che torna a tormentarmi, era molto alta, e non è stata tradita. Conoscevo Flaubert per Madame Bovary, romanzo letto a scuola, con annessa relazione. Il tipico romanzo ottocentesco con il punto di svolta per chi legge, e per chi ha scritto. I personaggi sono autonomi.


Poi ho scoperto che Flaubert non solo è l’autore di Madame Bovary, ma è stato anche un viaggiatore alla ricerca del “pittoresco oriente”, e della sua ricerca sono arrivate a noi le lettere che il giovane Gustave scrisse all’amico Luois e alla madre.
Cinque lettere dall’’Egitto, di Gustave Flaubert scritte a partire dal 1849 durante il viaggio in Egitto, Siria, Palestina intrapreso grazie all’amico Maxime Du Camp, con lo scopo di superare il trauma di sentirsi bocciare la sua opera La Tentation de Saint Antoine.
Cinque lettere, poche in effetti, ma ricche del succo di questo viaggio. Le cose che ho trovato più interessanti di questa raccolta sono state principalmente due.


La prima è la volontà di dare un’impronta sociologica al racconto. Flaubert è interessato solo marginalmente al luogo, ai monumenti, al deserto o agli animali. La ricerca dell’esotico è tutta sociologica. Flaubert vuole capire la gente, vuole vivere la gente. Racconta dei rituali, dell’abbigliamento e delle usanze. Il suo sguardo è “deviato” dalla sua cultura di appartenenza, racconta di avvenimenti pittoreschi, di sesso libero da inibizioni di genere, di esperienze oltre il limite, senza rinunciare a estremizzazioni puramente narrative. La visione della donna è sempre schiava, di uomini, del sesso, di se stessa. Violata, infibulata e privata del piacere. Nostalgica.

La seconda cosa che mi ha affascinato in queste lettere è la figura di Maxime Du Camp. Credo che mi sarei innamorata perdutamente di un uomo del genere. Un uomo sicuro che prende in mano la situazione e le redini del viaggio, godereccio, privo di inibizioni (almeno in viaggio), assetato di sapere e ambizioso.
Il suo viaggio nasce per un progetto. Realizzare il primo reportage fotografico in medioriente. E ci riesce. Nel 1852 Du Camp avvia alle stampe due volumi che raccolgono le sue fotografie, le più antiche mai realizzate di tante vestigia egizie e mediorientali.

Il concetto di viaggio è affascinante, la sua evoluzione e sviluppo nel tempo è affascinante. Queste lettere sono piccoli tasselli di un puzzle enorme che ha permesso, insieme alle lettere degli altri viaggiatori, a storici e sociologi di ricostruire la cultura e la società di intere comunità nomadi, berbere e quant’altro.

Ma il vero motivo per cui ho letto queste lettere è un altro. Cercavo un racconto, uno scorcio poetico su una danzatrice, su una donna incantatrice che con le sue danze faceva innamorare il giovane scrittore. Non l’ho trovata.
Un motivo c’è, e in realtà avrei dovuto saperlo, perché puramente storico. In quel periodo storico (1849-1850) le danzatrici erano state cacciate dall’Egitto, esiliate perché troppa confusione si era creata con l’arrivo degli occidentali che calpestavano le tradizioni e la cultura locale, con il loro arrivo nascono i locali dedicati a loro, per soddisfare le esigenze… le aspettative del viaggiatore, assetato di “esotico”. Con l’apertura di locali dedicati principalmente a loro, dove le almee non trovavano spazio, perché suonare e poi danzare, non faceva consumare. Mentre danzare, spogliare e prostituire rendeva felici i viaggiatori del tempo (e anche quelli di oggi purtroppo). Le prostitute che scimmiottavano le danzatrici, la famosa danza dell’ape, ha fatto degenerare la situazione, relegando le danzatrici ad esiliate.
Così lo sceicco di turno bandì le danzatrici, con l’obiettivo di aumentare il controllo della situazione. Danzatrici che trovarono rifugio altrove (ecco giustificato il proliferare della danza egiziana in tutto il medi oriente) e al loro posto, in Egitto, gli uomini e le prostitute continuarono clandestinamente a far divertire i viaggiatori e irrimediabilmente, a rovinare la reputazione di chi, come le danzatrici, era parte integrante di una cultura.

Ok, basta. Ho finito il monologo. Vorrei scrivere di più, perché mi piace davvero questo filone, ma non ora, sarà un miracolo se un lettore sarà arrivato qui.

P.S. Coincidenze. Sabato durante il trasloco dei miei genitori ho avuto in regalo un'intera collezione di Libri d'Arte SKIRA, una collana dedicata alla Scultura classica e una Collana minore dedicata ai pittori. Nel marasma di cose da destinare è uscito un libro senza sovracopertina, rosso. Lo apro e il titolo è "Nelle terre di Osiride - Luoghi e monumenti d'Egitto attraverso fotografie e diari di fine Ottocento". Stupefacente coincidenza.
Così stasera torno a casa e corro a vedere la data esatta. Bhè, quei fotografi hanno intrapreso il viaggio 7 anni dopo Du Camp, le loro foto sono contemporanee hanno, forse, lo stesso respiro.
Questo post è diventato un saggio praticamente. Ma è curiosa la vita. In 29 anni non avevo mai visto questo libro, lo scopro durante la lettura di un libro di viaggio... e trovo citato Du Camp, mai sentito nominare così tanto come in questi giorni.

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