mercoledì 31 ottobre 2007

Obiettivo sui trentenni e le loro inquietudini


Ogni generazione ha le sue caratteristiche. Della nostra ne dicono di tutti i colori, ed io come sempre trovo conforto nelle immagini. Solo le immagini possono rincuorarmi, perchè le parole e i fatti sono deprimenti, stroncano i sogni. Così David mi ha girato questo articolo del Corriere.it, che inserirsco per intero.

Tre fotografe raccontano la nostra generazione con i loro scatti. Viste le tre gallerie ho scelto quella che è più nelle mie corde, Elisabetta Cociani e chi mi conosce può immaginare il perchè: fotografa persone, usa il colore e chi viene fotografato non guarda quasi mai in camera.
La foto che ho scelto di mettere a questo post è sua, ed è quella che più somiglia a me e david...

Dal Corriere.it a questo link trovate anche le gallerie delle tre fotografe!

Il reportage è intitolato «Home»

Obiettivo sui trentenni e le loro inquietudini
La casa, la coppia, la famiglia: sono i tre temi scelti dalle fotografe Maria Cristina Collini, Elisabetta Cociani e Arianna Sanesi

C'è chi dice che si sposano sempre meno, che vivono nella precarietà e che hanno un concetto di famiglia diverso da quello dei genitori. Chi afferma che non hanno valori e che sono degli eterni Peter Pan. Personaggi illustri li accusano di essere dei «bamboccioni», incapaci di rendersi indipendenti da mamma e papà. Affermazioni in parte veritiere, nessuna delle quali riesce, però, a offrire un ritratto esaustivo dei 30enni di oggi. Eppure la generazione dei nati negli anni Settanta desta molta curiosità, basti pensare all’infinità di saggi, ricerche e sondaggi che hanno tentato di scavare nell’animo di chi è stato adolescente quando il mondo si divideva tra dark e paninari. Ora una nuova proposta di lettura arriva da tre fotografe che forse più di molti studiosi sanno che cosa vuol dire avere 30 anni nel 2007, perché quella è più o meno la loro d’età. Maria Cristina Collini, Elisabetta Cociani e Arianna Sanesi sono tre ex studentesse della scuola di fotografia Bauer di Milano, autrici di un reportage sui 30enni milanesi e non, intitolato «Home».

PERIODO DI SCELTE - «Un progetto che ci ha tenute impegnate per due anni – spiega la Collini –, inizialmente concepito come un’indagine ad ampio spettro, poi suddiviso in tre parti, ciascuna dedicata a un tema particolare: la casa, la coppia, la famiglia. Puntare l’obiettivo sui 30enni ha significato per noi esplorare una fase della vita che è sempre un momento di passaggio, un periodo di trasformazione e di grandi scelte». Maria Cristina è partita dalla sua laurea in architettura per immortalare le abitazioni dei 30enni. I suoi non sono scatti panoramici, bensì trittici che colgono dettagli apparentemente insignificanti, ma che messi a fuoco raccontano interi universi, personalità, abitudini. «Da un cesto della biancheria, da un lavandino pieno di spugnette o da un letto con appeso sopra un crocefisso si può capire molto di chi vive in una casa – osserva –. L’ordine, per esempio, è solitamente appannaggio di ragazzi che hanno un posto fisso o che possono contare su una certa stabilità, mentre chi non si è ancora costruito un ruolo sociale tende a vivere nel caos».

FAMIGLIE SUI GENERIS - Sono, invece, coppie di fidanzati «catturate» nei momenti di svago – mentre fanno ginnastica al parco, guardano la tv, si tagliano i capelli, fanno shopping al mercatino, comprano delle pentole in vista del matrimonio – i soggetti di Elisabetta Cociani. Mentre Arianna Sanesi ha realizzato dei ritratti in bianco e nero stile Ottocento di studenti e lavoratori che, per scelta o necessità, hanno deciso di convivere, finendo così per formare una famiglia sui generis, non fondata su legami di parentela, bensì sulla condivisione di esperienze. «È il nostro primo lavoro organico – commenta la Collini –. L’abbiamo portato avanti con passione, usando solo ed esclusivamente macchine analogiche. Quel che ne viene fuori è che i 30enni di oggi sono estremamente diversi gli uni dagli altri; ne risulta un’enorme varietà di stili di vita, di mentalità, di modi di essere». Una generazione non etichettabile, dunque. Con buona pace di sociologi e affini.

Raffaella Oliva
31 ottobre 2007

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