lunedì 1 ottobre 2007

Ghada Amer


Dal 25 maggio al 30 settembre 2007 le opere di Ghada Amer sono state esposte al MACRO, Museo d'arte Contemporanea di Roma.

Purtroppo ho saputo della mostra troppo tardi per poterne parlare qui prima di andarci... infatti ho avuto la fortuna di vedere le sue opere ieri pomeriggio, ultimo giorno della mostra. Altro rammarico, quello di non aver potuto fare le foto, nonostante la mia coolpix fosse bella carica e pronta nella borsa e una tizia cinese scattasse a tutto andare. Ma, i tipi del museo mi hanno detto "niente foto" ed ho dovuto sottostare... nonostante la cinese... vabè lasciamo stare.

L'interesse per questa artista è nato dalla curiosità che ha scaturito in me lei come donna. Volevo vedere cosa produce una donna egiziana, un'artista che usa il ricamo sulla tela insieme al colore, che usa e consuma gli stereotipi legati alla donna (sia nell'immaginario maschile che femminile) per raccontare le donne. Ho visto la mostra e sono rimasta esterefatta. Davvero eccezionale. Ecco di seguito la scheda della mostra, tutto quello che c'è da sapere su di lei e sulla sua arte, e in particolare sulla mostra appena terminata al MACRO.

Da Exibart la sua biografia: Ghada Amer artista egiziana, da tempo trasferitasi a New York, presenta nella sua prima personale italiana cinque opere inedite di grandi dimensioni pensate dall’artista per lo spazio della galleria con le quali, grazie alla traccia labile del filo sulla tela parzialmente dipinta, cita episodi per lo più connessi al mondo dell’erotismo femminile.“Ho iniziato a ricamare perché volevo trovare il ‘ferro del mestiere’ femminile per eccellenza, per parlare delle donne. Così ho deciso di rimpiazzare il pennello con l’ago. Il ricamo ha a che fare con l’essere donne, femminili al di là di ogni convenzione. Il mio lavoro parla del ruolo della donna nella cultura in cui sono cresciuta: le mie opere, riproducendo immagini pornografiche con il ricamo, cercano di andare oltre una visione convenzionale della donna utilizzata nella società occidentale e di ribaltare lo stereotipo dell’oggetto del desiderio mostrando immagini di godimento e piacere sessuale praticato autonomamente dalle stesse. La ripetizione della medesima immagine vuole riempire la superficie della tela; la scelta della modalità espressiva del ricamo ha per me rappresentato la sfida di dover competere con una composizione pittorica tradizionale. Ed amo l’idea che questo possa rendere il messaggio più efficace”.

E poi ecco la scheda completa della mostra conclusa ieri al MACRO, da Teknemedia.net:

"Prima mostra in uno spazio pubblico italiano per l’artista egiziana Ghada Amer, presentata al Macro in concomitanza con Paolo Canevari e Atelier Van Lieshout. Nelle Sale Macro, l’artista presenta circa quaranta opere rappresentative della sua produzione dagli anni Novanta ad oggi, contraddistinte da una tecnica mista di ricamo, gel, acrilico e pastello. Fili multicolori, lasciati volutamente in eccesso come espansione pittorica, disegnano immagini ripetute che fungono da preparazione della tela all’intervento secondario del colore. Così che a prima vista i quadri rievocano l’espressionismo astratto, ma ad una attenta osservazione il messaggio appare sfrontatamente femminile e figurativo

Ghada Amer rielabora l’immaginario erotico maschile delle riviste pornografiche, ricamando pazientemente profili di donne nell’atto della masturbazione; liberando l’espressione sessuale, la capacità di provocarsi autonomamente piacere diminuisce l’influenza maschilista. Le immagini erotiche, ripetute, intrecciate e sovrapposte a diversi livelli di dimensione, danno vita ad una trama cromatica dal piacevole sapore folk, in cui convivono astrazione orientale e figurazione occidentale. Nell’ultima serie di disegni, dal titolo Breathe Into Me (2003-05), il fumetto e il cartoon disneyano si mescolano al filone porno, generando immagini dissacranti: baci saffici e nani esterrefatti, cenerentole, principesse e stelline erotiche alla Manara.

Chiara la necessità liberatoria del sesso di contro alla rigida cultura islamica: a monito dei soprusi inflitti alle donne Amer espone un burqa ricamato a mano. Comunque rispettosa delle tradizioni, Amer usa spesso l’arabo e i versi del Corano nelle sue opere. Interessata al valore del linguaggio e al potere della semiotica, a partire dalla metà degli anni Novanta realizza grandi tele ricamate con l’ausilio della parola, sviscerata nei suoi diversi significati. Si pensi all’installazione Barbie Loves Ken, Ken Loves Barbie (1995- 2004) ed in specie alle ultime tele realizzate sulle definizioni inglesi di Desire, Torment, Absence (proseguo di quelle in arabo su Love, Peace, Emergency e Freedom presentate alla galleria Francesca Minini di Milano).

Isolate dal contesto e trascritte col ricamo in proporzioni spettacolari, le parole sono libere di tornare alla significazione: la volontà di Amer è di ritrovarne un senso nella babele linguistica dell’occidente contemporaneo. Nelle opere giovanili il ricamo è più essenziale e le tele, sgombre dai grafismi di colore, raffigurano stereotipi femminili commerciali: donne al supermercato, davanti al televisore o impegnate in occupazioni domestiche (La femme qui repasse, 1992; La femme qui zappe, 1992). A differenza, nella produzione più recente il cucito è linea disegnativa vera e propria al cui interno la pittura, per Amer espressione d’arte prettamente maschile, è allineata e stesa, come sottomessa, al contorno del filo. Sostituendo i pennelli, il filato, con gran gioia delle pratiche femminili, rivendica il suo valore di nuovo media artistico."

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