mercoledì 25 novembre 2015

#25novembre

fonte

Quale migliore occasione per tornare a scrivere?
Celebrare il 25 novembre, la giornata contro la violenza sulle donne, mi sembra un buon modo per esprimere il mio pensiero in un luogo, il mio blog, dove posso sentirmi libera di esprimere opinioni dilungandomi oltre i 140 caratteri e senza dover per forza condividere immagini ad alto impatto emotivo.

Oggi mi va di scrivere. Mi va di scrivere sulla violenza che le donne subiscono, che noi donne subiamo ogni giorno semplicemente per appartenere al genere femminile. Non parlerò di dati e di statistiche, per quello lascio la parola a chi ha fatto ricerche più approfondite di me, vi suggerisco l'articolo pubblicato questa mattina sul sito Ansa. Qui da me troverete solo una lista di motivi per cui possiamo ritenerci un genere da compatire, da trattare come invalido per colpa del caso.



Perché dobbiamo celebrare il 25 novembre? Perché dobbiamo ricordare ogni giorno che le donne non si picchiano? Ogni giorno nel mondo le donne sono vittime di ogni genere di sopruso, violenza e umiliazione, a leggerlo per l'ennesima volta mi va anche a noia, è diventata una frase retorica. Noi donne in occidente se non veniamo pestate di botte dai nostri compagni, mariti o padri e se non veniamo squagliate con l'acido perché troppo belle, subiamo piccole umiliazioni che ci fanno pensare di essere fortunate in confronto alle bambine che vengono sottoposte all'infibulazione.

Ma poi, almeno io, quando sento che "non vorrei farti scegliere tra il lavoro e la maternità" o "devo necessariamente parlare con i responsabili, perché non mi avevi detto di avere un figlio", allora penso, perché non mi date la pensione di invalidità, così me ne sto a casa non disturbo voi uomini  e voi donne vestite da uomini, tanto presi a gestire il mondo che metto al mondo io e con questa scusa mi chiudo anche le tube così questo vostro bel mondo finisce con voi?

E invece no, con la resistenza che ci contraddistingue noi continuiamo, facciamo spallucce al commento fuori luogo e procediamo a testa bassa, ma perfettamente pettinata.



Allora che dobbiamo fare? Non lo so, la risposta non ce l'ho. Posso soltanto fare un elenco di tutte le volte in cui guardo il mondo con i miei occhi di donna e mi sento inferiore di genere, in cui per colpa di essere donna mi sento privata di un diritto:


  • appena laureata ai colloqui di lavoro mi chiedevano se ero fidanzata e se volevo figli;
  • con la gravidanza ho perso il lavoro;
  • dopo aver avuto mio figlio mi hanno detto di essere poco produttiva e disattenta;
  • ai colloqui di lavoro, oggi, mi chiedono se ho un figlio e se ho i nonni che abitano vicino;
  • se mi vesto in modo sensuale e parlo con un uomo lui mi guarda le tette e non gli occhi;
  • se guido la macchina e un uomo è al volante con la sua berlina, monovolume o carretta, lui si sentirà in diritto di sorpassarmi e fare anche lo sborone;
  • se entro in ferramenta i commessi mi trattano da cretina;
  • se vado a portare la macchina dal meccanico, chiedono il numero di telefono di mio marito;
  • se salgo in metro mi palpano il sedere o mi toccano le tette;
  • se esco di casa dopo le 23 devo preoccuparmi di coprirmi bene, per non "istigare" nessuno;
  • se torno a casa troppo tardi la sera, è meglio se parcheggio molto vicino a casa e non cammino in strade buie;
  • se cammino sul marciapiede buio e ci siamo io e un uomo, sicuramente avrò paura;
  • se ho un lavoro di alto livello, il mio stipendio sarà sicuramente più basso dello stipendio del mio collega maschio;
  • se lascio il mio compagno e mi metto con un altro, sono una troia;
  • se voglio abortire sono un'assassina;
  • se mi hanno violentato ho provocato;
  • se sono bella, sono stupida;
  • se sono brutta, sono inutile;
  • se sono colta, solo pallosa;
  • se non mi depilo sono un fenomeno da baraccone;
  • se mi curo e mi faccio bella, sono una cretina e anche un po' zoccola;
  • se lavoro, me ne frego dei miei figli;
  • se non lavoro, non faccio niente tutto il giorno;
  • se faccio un elenco delle cose che mi umiliano come donna, sono una rompipalle, pseudo-femminista, piagnona e pure lesbica.
Detto ciò, celebriamoci oggi e festeggiamoci l'8 marzo. Tanto, ce la cantiamo e ce la suoniamo da sole.
:-)

giovedì 19 febbraio 2015

Il dramma in un caffè

Rara immagine di una colazione perfetta.

Ho meditato a lungo un post di ritorno, qualcosa che valesse davvero la pena leggere, uno di quei post che si mettono sul curriculum per dimostrare quanta padronanza di linguaggio, quanta correttezza formale, quante coniugazioni verbali eccellenti, quanti sinonimi. Invece mi ritrovo qui a scrivere per esigenza, per sfogarmi di una delle cose che mi mandano più il sangue al cervello.

In un momento così difficile per il mondo, in cui la gente brucia come cerini per un'ideale, io mi ritrovo ad avvelenarmi la mattina per un caffè fatto male. Che brutta persona sono. Eppure è così, mentre io mi arrovello il pensiero su come cavolo è possibile che un barista non sappia fare il suo lavoro, mio figlio piange perché l'ho lasciato al nido, la guerra incombe e il nostro pianeta affonda nell'inquinamento. E io continuo a pensare a quel maledetto caffè. Così lo scrivo, lo devo verbalizzare per esorcizzarlo.

Mi domando da qualche tempo, è tanto difficile preparare una colazione? Il barista ideale come fa a rendere la colazione dell'uomo-del-bar perfetta?

La colazione è un momento sacro, per questo qualcuno la fa a casa, ma se a casa hai un bambino che vuole finirti il barattolo di marmellata a cucchiaiate, devi trovare il tuo momento di pace al bar, dove una perfetta combinazione di tempismo, qualità e silenzio possono aiutarti a iniziare la giornata per il verso giusto. Se uno di questi tre elementi viene meno la colazione è compromessa e la giornata inizia molto male.

Gli attori di questo dramma sono:

  • il cassiere. Sì, lui ha un compito fondamentale, lui è quello che ti accoglie quando sei più esposto, quando sogni il tuo primo caffè della mattina ma sai che prima devi pagarlo. Quindi, il cassiere perfetto sorride, ti chiede cosa prendi, ti fa lo scontrino e magari ti butta lì una battuta di quelle facili, che strappano un mezzo sorriso ma non presuppongono una risposta. Non ce la faresti a rispondere senza caffè;
  • l'addetta alla pasticceria. Questa figura immersa nei profumi di cornetti, crema e marmellata ha il meraviglioso compito di accoglierti nel mondo dello zucchero, il motore della mattina. Lei ha l'onore di deliziarti con quello che desideri, che deve esserci, perché se un bar-pasticceria non ha un cornetto semplice alle 8 di mattina, può anche chiudere;
  • il barista. Su di lui dovremmo aprire un capitolo di un'enciclopedia. Se i più pensano che tutti possono fare questo mestiere, io vi dico che non è così. Il barista è uno che al primo sguardo deve capire chi ha di fronte, è uno che deve sapere quando parlare e quando tacere, uno che non si fa chiedere il caffè due volte. Ecco. Il barista perfetto deve individuare nel giro di un secondo un buco vuoto e pulito sul bancone, guidarti lì con lo sguardo e chiederti cosa desideri. "Caffè macchiato caldo, per favore" e qui si apre il vaso di Pandora (ma lo apriremo più avanti). Quanto tempo può passare dalla richiesta al caffè? Il tempo del primo morso al cornetto. Abbiamo detto tempismo, ricordate? Eccolo il tempismo: se sono arrivata a metà cornetto e il mio caffè non è sul piattino, tu barista hai sbagliato. La meravigliosa alternanza morso/sorso è sacra, perché me la devi rovinare con il tuo mancato tempismo? Perché mi devi rovinare la mattina? Il caffè arriva sul piattino e non è macchiato e non è un caffè... "non è un caffè" cosa significa? Noi italiani siamo la barzelletta del mondo per il caffè, è vero. Ma a me non interessa il giudizio del mondo, se ti chiedo un caffè mi fai un espresso, se mi fai un espresso lo fai arrivare a metà tazzina. Se poi ti chiedo un caffè macchiato mi fai un espresso e lo macchi con il latte più spumoso e delizioso dell'ultimo cappuccino. Ma se arriva un caffè lungo non macchiato, all'orlo della tazzina, rovente e per di più ho anche finito il cornetto, caro barista tu hai fallito e io inizierò la giornata molto male.
  • i commensali. Illustri sconosciuti, la riccona vestita di tigre con il chihuahua tra i tacchi che addenta il suo cornetto per ucciderlo, la vecchietta che si gode il suo cappuccino, la studentessa che posta su Instagram il #primocaffèdelgiorno, il commercialista che scarica la posta mentre tracanna il caffè. Tutti loro, condividono con me un momento importante, la colazione. Perchè dobbiamo rovinarcela chiacchierando? Stiamo zitti per favore? Ci godiamo la perfezione di un momento in solitaria? O dobbiamo per forza chiacchierare con il barista? Silenzio, ricordate? Un'altro elemento indispensabile della colazione perfetta. 
Tutti questi attori del dramma "La colazione di Fra" sono presenti tutte le mattine al bar e guarda caso, solo raramente fanno il loro dovere per aiutarmi ad iniziare la mattina come si deve. 
Voi penserete come David "ma cambia bar, ma chi te lo fa fare?!", non posso cambiare bar, perché questo è l'unico della zona che ha i cornetti buoni, ultimo fondamentale presupposto: la qualità.
Diciamocelo, il caffè deve essere buono, il cornetto deve essere perfetto e il barista deve essere bravo e possibilmente zitto. Tre cose fondamentali, ma se il cornetto fa schifo posso cambiare bar, se il barista è incapace posso evitare di prendere il caffè e il cornetto me lo porto in ufficio.

Morale, stamattina per l'ennesima volta il barista mi ha rovinato la colazione, nonostante il sole splendente, l'aria fresca e un secondo caffè riparatore la giornata non si è ancora messa per il verso giusto.

Alla fine di tutto, ho verbalizzato il problema, ma la mia domanda resta sempre la stessa: ci vuole così tanta competenza per fare un buon caffè?

Adieu!
Fra'


domenica 7 luglio 2013

E' nato Samuele e tutto è cambiato

Noi due. Frà Mamma e Samuele. La foto l'ha fatta papà David.

Quando mio figlio mi chiederà "mamma che è successo quando sono nato?" gli farò leggere questo post.
Non vi racconterò il travaglio, per carità del cielo! Ci sono cose di cui nessuno dovrebbe mai parlare e cose che mai nessun marito dovrebbe vedere, vi racconterò piuttosto perchè è passato così tanto tempo dall'ultimo post su questo blog.

Oggi che fa caldo e fuori è nuvolo, che l'aria condizionata appena installata finalmente ha una ragione di esistere e Samuele se la dorme sereno in camera sua con marito-papà che converte le foto (fatte a Samuele ovviamente), è arrivato il momento di tornare anche qui.

E' nato Samuele e sono rinata anche io, non che prima non stessi bene, anzi! Io stavo benissimo. Avevo un lavoro che mi piaceva tanto, un contratto a tempo determinato che mi regalava anche la tredicesima e che mi faceva pensare che forse era davvero possibile fare il lavoro che ti piace con un buon contratto. Andavo a danza, ed ero diventata una fantastica 42. Solo che volevamo un bambino, lo volevamo tanto!

Così a un certo punto è arrivato, e tutto è cambiato. Abbiamo cambiato casa, ci siamo comprati una macchina nuova e io sono rimasta senza lavoro, per la prima volta da circa 14 anni (da quando ho iniziato a lavorare). Questa è la cosa che più mi ha sconvolta se devo dirla tutta. A sei mesi di gravidanza era davvero difficile pensare a un rinnovo del contratto di lavoro. Infatti, il lavoro è andato, con tanti saluti da parte dell'azienda.

la mia pancia a 32 settimane. La foto l'ha fatta papà David.
E pensare che devo anche essere felice della mia posizione, perchè io almeno la copertura assicurativa in gravidanza, le ferie pagate e il tfr ce li ho avuti, ci sono ragazze che stavano e stanno nella mia situazione che non hanno avuto niente. Quindi, grazie Nozzeclick! E' stato bello finchè è durato. :-)

Samuele. La foto l'ha fatta papà David.
Il 3 aprile è nato Samuele e la "Frà persona" è partita, e ha lasciato qui la "Frà mamma". La nuova vita è piuttosto intensa ma ammetto che è più difficile convivere con la mia nuova taglia che con un neonato! Mi aspettavo cose che voi umani non potete nemmeno immaginare, invece dopo il primo mese utile per fare conoscenza, noi tre siamo diventati una bella squadra.

Il mio terrore più grande era che David fosse colpito dalla depressione post parto dei papà, ne parla questo papà sul blog Mo te lo spiego a papà (ma non ho trovato il post, se lo trovo aggiorno il link). Era il mio incubo, il pensiero che non volesse tornare a casa perchè io ero diventata una pazza e Samuele un demonio.

Sembra che al momento il marito-papà "regga botta" e da come dice sembra che io non sia diventata ancora una psicopatica. Certo, per una abituata a stare in casa solo dopo le 20.00 la vita da casalinga è una gabbia, ma al momento la mia quotidianità è talmente scandita (ogni tre ore) che il pensiero di andarmi a fare un aperitivo con le amiche (quasi tutte neomamme pure loro) o uno stage di danza non mi sfiora minimamente .
Tanto adesso sono in quella fase in cui andare al supermercato senza figlio al seguito è un mezzo trauma, ma confido nel tempo, guardo le mamme di bimbi sui 6 mesi che cercano sfoghi e libertà e penso "presto pure io cercherò qualcuno a cui mollare il mio piccoletto", ma al momento mi godo questa fase simbiotica che mi piace tanto.

Bene, il punto qual'era? Perchè ci ho messo tanto a tornare a scrivere qui? Ecco, ci ho messo tanto perchè ho dovuto metabolizzare la nuova condizione di disoccupata, ho cambiato casa e ho partorito. Ma ora sono tornata. :-)

A presto,
Frà



LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...